Infermieri a partita Iva, sindacati spaccati

Il NurSind chiede che anche il personale infermieristico possa avere incarichi liberi professionali negli ospedali toscani, per fronteggiare la carenza di personale. La Cgil critica questa proposta, sottolineando la necessità di assumere più personale e aumentare gli stipendi per garantire un servizio efficace e la sanità pubblica.

Medici a partita Iva anche negli ospedali della Toscana: il NurSind chiede che la Regione apra a soluzioni simili anche per il personale infermieristico. "Siamo esterrefatti per la decisione dell’Asl Toscana Centro di limitare alla professione medica l’attivazione di incarichi liberi professionali – commenta Giampaolo Giannoni, segretario regionale del NurSind –. Forse qualcuno si dimentica che in Toscana mancano più di 7mila infermieri e che il personale al lavoro negli ospedali è costretto a turni di lavoro con prestazioni aggiuntive per riuscire a coprire le esigenze dei reparti". Da qui la richiesta. "Come sindacato – chiude Giannoni – vogliamo denunciare la volontà della Regione di non trovare soluzioni di pari dignità per risolvere il problema della scarsità di personale. Ricorrere all’utilizzo di infermieri in regime libero-professionale potrebbe rappresentare una soluzione tampone in attesa delle condizioni per assunzione di nuovo personale". Ma questa proposta non piace alla Cgil. "Non è certo ricorrendo ai contratti libero professionali con gli infermieri che hanno la partita Iva o aumentando la quota di finanziamento delle prestazioni aggiuntive che si risolvono i problemi della sanità. L’unica strada corretta – spiega Roberto Carletti, segretario della Fp Sanità della Cgil – che consente di garantire sia un servizio efficace ai cittadini che un’adeguata retribuzione a chi lavora, è quella di assumere il personale che manca e aumentare in modo equo gli stipendi. Le altre sono scorciatoie che portano in un vicolo cieco. In modo particolare al progressivo impoverimento e smantellamento della sanità pubblica, sostituita da prestazioni private basate sul cottimo che prima o dopo mettono a rischio i pazienti e mettono sotto pressione gli operatori sanitari. Chi non vede questi rischi è solo perché non vuole vederli, e continuare a chiedere d’incentivare le prestazioni private è perseverare nell’errore. Il Governo deve trovare le risorse per finanziare il sistema sanitario nazionale, garantire l’erogazione di servizi e retribuire in modo adeguato il personale".