"Il Parco della Maremma si riscopra protagonista"

Il neo presidente Simone Rusci tratteggia il prossimo futuro dell’ente "Porteremo la nostra esperienza sui temi naturalistici del territorio"

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di Andrea Fabbri

GROSSETO

Era il 19 maggio quando Simone Rusci, fresco di nomina, si insiediava al vertice del Parco regionale della Maremma. Sono trascorsi quasi due mesi e il neo presidente è pronto a far partire tutti quei progetti grazie ai quali proverà a vincere le sfide che l’attuale momento storico sta imponendo anche a un’area protetta di pregio come quella centrata su Alberese.

Presidente, dopo un mese di assestamento, adesso si inizia a fare sul serio. Con cosa si comincia?

"Partiamo dall’egregio lavoro fatto in passato per riposizionare il Parco al centro delle tematiche ambientali che inevitabilmente, visti i tempi, interessano diversi tavoli istituzionali. Vogliamo dire la nostra, portando idee e proposte che possano arricchire il confronto con enti e organizzazioni chiamati a prendere determinate decisioni per lo sviluppo del terrritorio".

C’è da aspettarsi, dunque, un nuovo protagonismo del Parco.

"Discreto, ma anche qualificato e propositivo".

Sarà apprezzato?

"Me lo auguro. Da quanto ho potuto vedere sino ad ora, credo proprio di sì. In questi anni c’è in generale una maggiore sensibilità ambientale da parte di tutti e credo che la qualificata esperienza del Parco della Maremma e delle sue professionalità in particolare possa essere di grande supporto".

Quale grande tema ambientale pensate di affrontare per primo?

"Ce ne sono molti, ma di certo quello dell’acqua è tra i prioritari. Se, ad esempio, su qualche tavolo di discute di invasi collinari per fonteggiare emergenze siccità come quella che stiamo affrontando in questi giorni, ritengo che il Parco possa, anzi debba essere presente per offrire il proprio contributo tecnico di qualità".

Un altro problema impellente sembra essere il cuneo salino. Cosa avete intenzione di fare per combattere anche questa piaga?

"Intanto abbiamo partecipato al progetto del Consorzio di Bonifica Toscana 6 relativo alle dighe mobili, che ci consentirà il recupero degli accumuli di acqua dolce. Poi approfondiremo gli studi che ci permetteranno come cambieranno gli scenari futuri con i quali dovranno confrontarsi gli ecostsistemi. Dovremo chiederci, ma soprattutto capire come i cambiamenti climatici cambieranno il nostro sistema, la produzione agricola e quindi anche l’aviofauna del nostro habitat".

Sembra voglia allargare il discorso...

"Sì, perché ho l’impressione che ci si stia concentrando troppo sul cuneo salino che è un fattore importantissimo, ma è uno dei fattori che sta minacciando la natura del Parco e non solo. La Pineta Graducale è la più esposta e una sua parte è in sofferenza, ma non solo per il cuneo salino. Anche per molti altri fattori, tutti riconducibili a una trasformazione in atto che va studiata e capita. Abbiamo già fatto qualche passo in avanti da questo punti di vista, ma dobbiamo proseguire".

Come sono e come saranno i rapporti dell’ente Parco con gli agricoltori le cui aziende si trovano all’interno dello stesso o nelle sue immediate vicinanze?

"Buoni. Non ho mai percepito tensioni o vissuto situazioni conflittuali negli anni in cui ero comunque nel Consiglio dell’ente. Al contrario ho prove di un fattivo spirito di collaborazione come avvenuto per il marchio del Parco".

E invece i rapporti con enti e associazioni che si occupano di ambiente?

"Lavoreremo per un Parco che si metta a disposizione di una rete; cercando di superare il concetto degli ’orticelli’. La parola d’ordine dovrà essere ’integrazione’ al fine di favorire lo sviluppo di ’prassi collaborative".