
di Riccardo Bruni
GROSSETO
La Tirrenica è inserita nella Legge di Bilancio. I lavori si sono aperti martedì in Senato e tra le oltre cinquecento pagine del documento di programmazione compare anche il futuro della Tarquinia-San Pietro in Palazzi, ovvero il tratto di strada che, con l’approvazione della legge, passerà definitivamente nella competenza di Anas. Già il decreto Milleproroghe aveva assegnato alla società il progetto, ma adesso la conferma arriva, insieme alla nomina dell’amministratore delegato di Anas come commissario straordinario alla realizzazione dei lavori. Nomina che adesso aspetta soltanto l’approvazione del Ddl.
Autostrada addio, quindi. Il testo parla chiaramente di "realizzazione da parte di Anas Spa, all’esito del procedimento di revisione della concessione, dell’intervento viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi, anche attraverso l’adeguamento della strada statale Aurelia, nei limiti delle risorse che si renderanno disponibili a tale fine nell’ambito del contratto di programma tra il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili e la società Anas Spa relativo al periodo 2021-2025".
Sat continuerà a gestire le tratte già realizzate, con un contributo pubblico stimato in duecento milioni di euro per calmierare le tariffe di un tratto di strada dove i volumi di traffico sono "scarsi".
Potrebbe essere l’inizio di una nuova fase, per il Corridoio tirrenico. Senza concedere comunque troppo all’entusiasmo dato che di inizi e nuove fasi ce ne sono stati parecchi in questa storia, mentre di atti concreti ne sono stati prodotti decisamente pochi.
La proliferazione di progetti, ipotesi, varianti e tracciati è stata straordinaria almeno quanto quella di manifestazioni, comitati e associazioni a tutela di ogni fetta di territorio in cui di volta in volta venivano spostate le previsioni.
La soluzione Anas sembrava pronta a partire già più di vent’anni fa, ma fu scalzata dall’idea di un’autostrada, che nei venti anni successivi governi e ministri hanno cercato di infilare da qualche parte in un territorio in cui proprio non sembrava esserci uno spazio adeguato.
L’ipotesi interna, tra gallerie e sopraelevate, e poi l’ipotesi costiera, che attraversava zone ormai inurbate, paesi e campagne della bella Maremma dove sorgono borghi, ville e agriturismi. E allora, ci sono voluti più di vent’anni appunto per convincersi che un’autostrada di lì non ci passava, che la quantità di traffico non avrebbe comunque reso sostenibile un progetto privato senza impennare le tariffe. Niente di fatto, si riparte da capo. Dall’Anas. Dall’adeguamento dell’Aurelia.
Una soluzione che ha trovato d’accordo il territorio, dagli enti locali ai comitati cittadini, ma che presto potrebbe tornare a creare conflitti, quando si tratterà di capire come e dove l’Aurelia potrà essere adeguata. Ovvero, allargata.
Il nodo di Albinia, per esempio. La strada sarà allargata dove si trova adesso, andando a formare una barriera definitiva tra l’abitato e la costa, oppure aggirerà il paese in variante, verso l’interno, passando per le campagne? Scelte delicate, che l’Anas sarà presto chiamata a compiere. E i tanto invocati poteri speciali, assegnati in genere al commissario per rendere più rapido l’iter, potrebbero non essere graditi a tutti.