Giornate di pesca a rischio Lilia Bolla "Non tagliatele"

La cooperativa "Produttori della pesca" segue con apprensione le decisioni che saranno prese dal Consiglio dei ministri europeo per l’agricoltura

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Il mondo della pesca a strascico appeso agli esiti del Consiglio dei ministri europeo per l’agricoltura.

Sul tavolo, un possibile stand by delle condizioni attuali, per quanto riguarda giorni di pesca consentiti e stop forzati, per tutto il 2021. Ma la richiesta da parte degli addetti ai lavori è di prolungare lo stand by almeno per cinque anni, perché il 2020 è stato un disastro anche in questo ambito di un settore che ha attraversato diverse crisi.

Lilia Bolla, della cooperativa Associazione tra Produttori della Pesca di Porto Ercole, prova a fare un conto delle giornate perse: "Un mese di fermo pesca, poi altri 31 giorni di stop imposto e infine il periodo per il lockdown quando i ristoranti erano chiusi e non c’era richiesta sul mercato. Quest’anno è andata così, decisamente non bene". Ci sono già fondi a sostegno del settore, ma la richiesta adesso è di non tagliare ulteriormente le giornate di pesca.

"Le nostre barche fanno chi centonovanta chi duecento giornate di pesca – afferma Bolla – e chiediamo che non ce le taglino. Dalle nostre parti ci pensa anche il tempo cattivo, perché a Porto Ercole abbiamo l’uscita esposta allo scirocco e a volte no si può andare nemmeno in mare ancheper questo motivo". Le decisioni in merito vengono prese in ambito europeo tra Italia, Francia e Spagna. Si parla di una riduzione a 130 giorni in totale, ma questo comporterebbe la chiusura di diverse attività. In un tratto di mare in cui, comunque, non ci sono soltanto le imbarcazioni europee ma anche quelle dell’altra sponda del Mediterraneo, che non sarebbero tenute a osservare queste ulteriori limitazioni.

"Le cooperative della pesca e dell’acquacoltura hanno dimostrato di rappresentare, soprattutto nel periodo di lockdown, un nodo cruciale per l’approvvigionamento del Paese – affermano da Legacoop Toscana – e il sostentamento della popolazione, garantendo prodotto nazionale sulle tavole degli italiani. Le cooperative della filiera ittica rappresentano inoltre un importante presidio per le economie dei territori in cui operano. Eppure la Commissione europea imperterrita perpetua un atteggiamento di pregiudiziale riduzione dello sforzo di pesca e il Piano nazionale di ripresa e resilienza allo stato attuale sembra ignorare l’esistenza dei comparti della pesca e dell’acquacoltura".

Riccardo Bruni