Emergenza predatori: "I nostri allevamenti sotto attacco costante. Siamo tutti allo stremo"

Nuove aggressioni compiute nel territorio di Santa Fiora. La rabbia di un giovane imprenditore: "Pecore assalite di giorno. Tenerle all’aperto non è più sicuro, ormai i cani non ci bastano".

Emergenza predatori: "I nostri allevamenti sotto attacco costante. Siamo tutti allo stremo"
Emergenza predatori: "I nostri allevamenti sotto attacco costante. Siamo tutti allo stremo"

di Nicola Ciuffoletti

SANTA FIORA

Di nuovo episodi di predazioni a danni di ovini. A denunciare, questa volta, sono due allevatori di Santa Fiora, che hanno le loro aziende nei terreni limitrofi alle due centrali di Bagnore, nella zona chiamata Poggi La Bella. Ormai, almeno in questa porzione di Amiata, la presenza del lupo è una costante, ma questo non vuol dire che la convivenza con le pecore sia migliorata. Anzi, tutt’altro. E i pastori sono allo stremo.

A fare la conta dei danni derivati da un attacco predatorio di qualche giorno fa è il giovane Edoardo Dainelli, 22enne, uno dei pastori più giovani della provincia di Grosseto. Edoardo è la quarta generazione della famiglia Dainelli e con coraggio e passione ha deciso di proseguire la professione di allevatore e la sua decisione, oggi più che mai, ha il sapore di un gesto eroico. Undici cani, tra pastori maremmani e pastori del Caucaso, non sono bastati a intimorire il branco di predatori che hanno agito in pieno giorno. "Le pecore erano al pascolo, tra loro erano distanziate – commenta Edoardo – l’attacco è avvenuto di giorno, alcune pecore le abbiamo poi ritrovate il giorno stesso, altre a distanza di giorni. Alcuni vicini mi hanno segnalato le carcasse". L’azienda di Edoardo conta circa 350 pecore da latte, ormai il pascolo si è ridotto a poche ore al giorno, il giovane allevatore è costretto a tenerle per molto tempo in stalla, protette. "Fare il pastore oggi è un gesto eroico – prosegue - perché il mantenimento dei cani ha un alto costo e noi ne abbiamo 11. Fino a poco fa avere i pastori maremmani aiutava, noi abbiamo circa 150 ettari di terreno dove le pecore possono pascolare libere ma tenerle all’aperto non ci fidiamo più. Gli attacchi si verificano sempre più di frequente e i cani non riescono a cacciare via i lupi. In caso di predazioni non c’è solo il danno agli animali uccisi, ma spesso si verificano effetti negativi alle altre pecore del gregge, come ad esempio la riduzione di latte". Roberto Corridori è un altro pastore della zona, lui ha un gregge di circa 300 pecore e dall’inizio dell’anno sta avendo un attacco predatorio al mese, l’ultimo l’otto novembre scorso.

"Il risultato dell’ultimo attacco è stato 4 pecore morte, 1 ferita e 1 dispersa. – commenta Corridori – Ho sei cani da guardia ma non bastano più, dobbiamo controllare attentamente il gregge quando lo teniamo al pascolo". Corridori ha sempre fatto questo mestiere e ricorda che dal 1983, anno in cui ha iniziato l’attività di allevatore, ad oggi non aveva subito attacchi di lupi. Il 2023 è stato però un anno nero. "Tra pecore uccise e disperse siamo a quota 20 – continua amareggiato -. Mi sento molto sfiduciato, non è il lupo in via di estinzione, siamo noi allevatori che piano piano non ci saremo più". Se nelle campagne i lupi sono il terrore delle pecore, nel paese di Bagnore sono gli abitanti a sentirsi minacciati. Il centro abitato è a ridosso dei vasti boschi amiatini e alla sera, in momenti di silenzio, è molto frequente udire ululati. Nei giorni scorsi, nella parte alta della faggeta, un cacciatore di una squadra di caccia al cinghiale si è messo alla ricerca del suo cane smarrito durante una battuta. Grazie al collare satellitare ha ritrovato solo la carcassa.