Decreto flussi azzerato. Le imprese agricole: "Mesi per una pratica e poi non viene accolta"

Le domande bocciate in toto dall’Ispettorato territoriale del lavoro. Le associazioni di categoria non si spiegano i motivi del no. Coldiretti: "Non si è riusciti a rispondere alle aspettative della Maremma".

Decreto flussi azzerato. Le imprese agricole: "Mesi per una pratica e poi non viene accolta"

Decreto flussi azzerato. Le imprese agricole: "Mesi per una pratica e poi non viene accolta"

Che le aziende, soprattutto agricole ma anche del settore edile e turistico, abbiamo bisogno di lavoratori stranieri lo conferma l’elevato numero di richieste presentate nei tre giorni del click day previsti dal decreto flussi per assumere lavoratori non comunitari. In provincia le richieste sono state 1726 per lavoratori stagionali e 829 per i non stagionali. Domande però che non hanno ricevuto alcuna risposta perché l’Ispettorato territoriale per il Lavoro, che si occupa di assegnare alle province le quote previste dal Decreto flussi, ha deciso che in Maremma i lavori stranieri non possono arrivare. Praticamente rispetto alle 4776 quote assegnate dal decreto flussi alla Toscana (2.268 posti per lavoro stagionale e 2.508 per lavoro subordinato e conversioni) alla provincia di Grosseto ne spettano zero. Un risultato, quest’ultimo, che semina sconcerto tra le associazioni di categoria. Per Coldiretti Grosseto il decreto non è riuscito a soddisfare le esigenze delle aziende. "Questo è il risultato della sfiducia nei confronti del sistema del decreto flussi per l’ingresso dei lavoratori stagionali che non è ancora riuscito a rispondere alle aspettative delle imprese agricole che dal momento in cui presentano la domanda possono attendere anche sei-sette mesi prima di poter contare effettivamente sul quella forza lavoro – spiega Milena Sanna, direttore Coldiretti Grosseto –. Il collo dell’imbuto sono le ambasciate estere: è li che si inceppa il meccanismo. A livello nazionale invece c’è stato uno snellimento grazie anche al coinvolgimento delle associazioni come la nostra". Poi Sanna prosegue e ribadisce: "Questo non significa che non ci sia bisogno di manodopera in Maremma - prosegue - dove lavorano mediamente, stagionalmente, poco meno di 5 mila lavoratori. Le aziende si sono organizzate diversamente investendo, per esempio, sempre di più sulla meccanizzazione soprattutto nel periodo della raccolta di frutta, pomodori, uva e olive. I nostri uffici – conclude - non hanno presentato alcuna domanda in questa sessione". Cia, su 250 aziende, all’ultimo click day utile, ha inoltrato richieste solo per sette aziende, per un totale di 8 operai. In sostanza, solo un’azienda ne ha chiesti 2. Il problema è che in agricoltura, e nello specifico in Maremma, gli operai servono ma le strade per assumere sono altre. "C’è richiesta soprattutto nell’immediato nel settore dell’ortofrutta – spiegano dagli uffici Cia che si sono occupati di lavorare le richieste –, pensiamo ad esempio alle attività di raccolta degli ortaggi primaverili e poi dei pomodori". La meccanizzazione in agricoltura ha portato un minor impiego della forza lavoro ma non tutte le aziende sono allo stesso livello tecnologico, ci sono ancora realtà dove la raccolta degli ortaggi si fa a mano. Paolo Rossi, direttore grossetano di Confagricoltura vuole vederci chiaro e in prima battuta dice. "L’agricoltura – commenta - ha bisogno di mano d’opera e vive nella misura in cui anche i lavoratori extracomunitari possano venire a lavorare da noi, se occorrono mesi e mesi per presentare una pratica e poi non viene accolta è evidente che c’è un grosso problema".

Nicola Ciuffoletti