NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Castagne, produzione in caduta libera. Anno da dimenticare: “Colpa del clima”

In Maremma perso il 70 per cento del raccolto medio stagionale. Le piogge a maggio e giugno, poi gli sbalzi termici e subito dopo la siccità hanno penalizzato il corretto sviluppo dei frutti

Castagne (foto Ansa)

Castagne (foto Ansa)

Grosseto, 13 dicembre 2023 – Il 2023 i castanicoltori grossetani (per lo più amiatini) se lo ricorderanno per il crollo della produzione di castagne che ha fatto registrare. Le aspettative erano basse e in questo caso – purtroppo – non sono state tradite.

Il settore castanicolo è stato travolto dagli effetti dei cambiamenti climatici. Molti dei castagneti grossetani si trovano nell’ampia fascia del Monte Amiata che va tra i 650 e 1000 metri di altezza, tra questi ci sono castanicoltori che non hanno messo piede all’interno del castagneto perché il frutto non c’era o c’era poco. C’è chi parla di un crollo della produzione fino al 90% e chi invece fornisce dati meno desolanti, ma comunque sempre preoccupanti.

Dall’Associazione Castagna del Monte Amiata Igp, una delle cinque indicazioni che fanno della Toscana, viene confermato un anno molto negativo. "Facendo una stima – dice Roberto Ulivieri, presidente dell’Associazione che rappresenta circa 200 castanicoltori – quest’anno abbiamo registrato circa il 70% in meno di raccolto. Il prezzo all’ingrosso invece si è fermato intorno ai 2 euro al chilo".

L’Amiata è una montagna che fornisce un raccolto medio annuale pari a circa 12mila quintali di castagne, prodotto che va a finire sui banchi dei mercati italiani, quest’anno però i numeri sono però inferiori. La Coldiretti ha spiegato che nemmeno il Cinipide galleno era riuscito, nel 2014, a creare tanta incertezza nel futuro del settore pilastro dell’economia agricola di montagna. Coldiretti Grosseto si è già detta preoccupata per le conseguenze di una stagione molto negativa per le aziende agricole e per tutto l’indotto.

"È stata la stagione più difficile di sempre per la castanicoltura. – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti –. Questa situazione mette a rischio la sopravvivenza delle aziende agricole che basano la loro sussistenza su questo prodotto. L’agricoltura, soprattutto per aree come quelle del Monte Amiata, tiene in vita paesi, borghi e terreni che altrimenti rischiano di essere abbandonati con conseguenze sull’erosione e la tenuta idrogeologica ma crea anche le condizione necessarie per il ricambio generazionale".

La causa di questo anno nero per la produzione delle castagne sono gli sfasamenti climatici che hanno mandato in tilt la natura. Le abbondanti piogge di maggio e giugno hanno condizionato pesantemente l’allegagione dei fiori, che è il passaggio dal fiore al frutto, successivamente i prolungati rialzi delle temperature, accompagnati da lunghi periodi di siccità, hanno provocato un taglio delle disponibilità importante, anche se non ovunque.

A questa crisi l’Amiata però intende reagire e lo fa continuando a investire sul settore e mettendo in piedi iniziative di diverso genere. Il settore progetti è molto attivo e al momento ce ne sono due recentemente approvati, "Castaneoturismo" e "Social – Cast". In entrambi casi l’obiettivo generale è quello di mettere al centro la castagna per potenziare e promuovere l’intera filiera.