Pratomagno ricco di castagne. Peccato manchino i mulini

Arezzo, il paradosso di Loro Ciuffenna. I produttori costretti a fare quaranta chilometri

Loro Ciuffenna (Arezzo), 30 novembre 2023 – In una terra ricca di castagne non ci sono mulini funzionanti. E’ il paradosso di Loro Ciuffenna, alto Valdarno, alle pendici del Pratomagno, dove una ventina di produttori, una volta messi in funzione gli essiccatoi, sono "costretti" a spostarsi di quaranta chilometri per macinare in un mulino di Strada in Casentino. Che lavora benissimo, è bene precisarlo, ma gli spostamenti comportano un inevitabile incremento dei costi del prodotto finito. E una serie di disagi logistici per i produttori. In Pratomagno non mancano gli essiccatoi. Si trovano a Modine, a Gorgiti, a Poggio di Loro, alla Trappola, a Chiassaia e a L’Anciolina, tutte frazioni della montagna.

Le castagne, una volta raccolte, rimangono ad essiccare per una ventina di giorni e poi c’è un ulteriore passaggio prima che siano portate al mulino. Vengono reinfornate. Il passo successivo, però, è obbligatoriamente la via della macina per la trasformazione in farina. E qui arriva la nota dolente, perchè a Loro Ciuffenna non ci sono più mulini.

Quello, meraviglioso, del 1600, che si trova nel capoluogo e rappresenta una vera icona, è stato acquistato alcuni anni fa da privati, ma ad oggi non è tornato in attività, anche perchè per farlo funzionare ci vuole una figura difficile da trovare: il mugnaio. Un mestiere che va scomparendo, proprio mentre la produzione di castagne ha bisogno proprio del mugnaio. Un altro paradosso. "È un’arte quella di fare la farina", hanno infatti ricordato gli agricoltori della zona, che oggi sono costretti a percorrere ottanta chilometri per raggiungere il Casentino e trasformare in farina il prodotto raccolto nei boschi del Pratomagno.

Il mulino di Loro è uno dei più antichi della Toscana e fu costruito intorno l’anno mille poco sopra il torrente Ciuffenna. Le macine erano tre e ognuna aveva una funzione diversa: una serviva per il grano, una per il granturco e l’altra per le castagne, l’attività predominante nell’ultimo periodo di vita. Erano attivate tramite un ritrecine, cioè un albero centrale sulla cui estremità si trovavano le pale che ne consentivano il movimento, sfruttando le acque del fiumiciattolo che scorre in questo angolo di Toscana. Col tempo si è trasformato in un museo.

Della vicenda si è occupato, di recente, anche l’ex consigliere regionale Enzo Brogi, che abita proprio da quelle parti, lungo la Setteponti. Parlando con alcuni agricoltori della zona, è riemerso di nuovo il problema degli spostamenti. Ottanta chilometri andata e ritorno per trasformare la castagna in farina sono tanti e comportano un inevitabile aumento dei costi. Brogi, in passato, aveva proposto al Comune di acquistare il vecchio mulino e di renderlo funzionante, abbinando la macina ad un laboratorio didattico per le scuole e per chiunque voglia conoscere questa tradizione millenaria che, in Pratomagno, si tramanda da secoli e affascina grandi e piccini.

Nelle settimane scorse alcuni alunni della scuola primaria "Gianni Rodari" di San Giovanni hanno preso parte alla raccolta delle castagne, conclusa con l’arrivo all’essiccatoio, piccole costruzioni composte da un solo ambiente in cui questi prodotti della terra vengono stesi per essiccare. Poi, però, bisogna spostarsi nella valle confinante per vedere in fuzione la macina e tornare a casa con un sacco di farina di castagne.