REDAZIONE GROSSETO

"Il caporalato si combatte con la solidarietà"

L'Attac di Grosseto espone le sue idee in un incontro pubblico in Provincia

Lavoratore impegnato in una vendemmia (Foto Germogli)

Grosseto, 27 gennaio 2016 - «Maremma oggi: solidarietà o caporalato?». Di questo si parlerà domani mattina in Provincia, nella Sala Pegaso, a partire dalle 8.30 in un convegno promosso dalla sezione di Grosseto di Attac Italia, movimento di «autoeducazione popolare orientata all’azione». Il caporalato è una piaga che da tempo non è più confinata al Sud Italia, ma interessa tutto il Paese e anche la Maremma. «Piemonte, Toscana, Campania e Puglia sono le regioni dove il fenomeno è maggiormente diffuso – spiega Silvano Brandi, di Attac Grosseto – Come movimento è da diverso tempo che ci occupiamo di caporalato sul territorio. Grazie a segnalazioni e incontri nei mesi scorsi abbiamo potuto effettuare una stima del fenomeno nelle province di Grosseto, Siena e Livorno. Crediamo che più di 1200 lavoratori siano nelle mani di decine di caporali, italiani ma non solo». Anche Brandi conferma che le zone della Maremma maggiormente interessate dal caporalato sono Grosseto e Scansano con diverse centinaia di lavoratori coinvolti. «Lo stato di necessità in cui versano molte persone che sarebbero pronte a un lavoro regolare ma che non lo hanno – continua Brandi – favorisce le condotte illegali di individui senza scrupoli assoldati da aziende obbligate a contenere i costi di produzione per poter restare aperte. Attac vuole invece proporre un modello di legalità». Per questo il convegno di domani mattina alla Sala Pegaso. Attac vuole promuovere un incontro collegiale tra aziende, lavoratori e istituzioni perché si inizi a discutere del problema e a trovare soluzioni operative immediate. «Di recente è stata approvata una nuova legge sul caporalato – chiosa Brandi – Ma sappiamo tutti qual è il vero problema della legge: le risorse economiche affinché questa possa essere attuata. Attac, invece, propone una soluzione che nasca e venga attuato dal basso. Sostituire la solidarietà al caporalato. Favorire, cioè, forme cooperativistiche tra le singole aziende perché possano ricorrere all’assunzione del personale necessario alla produzione senza dover passare per i caporali»