Il caseificio fa i conti con la super-bolletta. "Centoventimila euro: come facciamo?"

Il presidente della struttura di Manciano, Carlo Santarelli: "Speculazione da fermare. A rimetterci saranno i nostri 180 soci"

Manciano (Grosseto), 8 settembre 2022 - Da 39mila euro a 120mila. Nonostante un risparmio dell’8% di lavoro. E’ il costo della bolletta elettrica che si è visto recapitare, per il mese di luglio, il caseificio sociale di Manciano. Un aumento del 400% che rischia di far traballare una realtà solida e importante come la cooperativa sociale di trasformazione lattiero casearia che ha 180 soci, tutte aziende della Maremma. "E’ chiaro che c’è qualcosa che non va - inizia Carlo Santarelli, presidente del caseificio di Manciano - Tutti questi aumenti non possono essere assorbiti dal consumatore finale e non è nemmeno giusto che vengano riversati su chi alla fine deve comprare i nostri prodotti. Tra qualche settimana arriverà anche la bolletta del gas e già immagino cosa dobbiamo aspettarci".

Il caseificio di Manciano lavora infatti con il gas naturale liquefatto che da 0,70 euro al chilo è arrivato a costare 3 euro. "Anche in questo caso l’aumento è impossibile da contenere - aggiunge Santarelli - Se non verrà messo un freno a questa speculazione la situazione diventerà impossibile da contenere sotto tutti i punti di vista. Il costo della materia prima infatti non è aumentato, ma lo sono tutti i servizi che vanno a comporre la bolletta. Servizi accessori dove esiste purtroppo una manovra speculativa incredibile. Ci guadagnano tutti, compreso lo Stato: questo mese infatti, solo di Iva, da 7mila euro siamo passati a 21mila. Dopo il danno, dunque, anche la beffa. Lo Stato, in questo modo, riesce a guadagnare tre volte".

Ma il problema non è soltanto per il Caseificio di Manciano: "Questi aumenti - aggiunge il presidente - ce l’hanno tutte le aziende del settore che saranno costrette a chiudere i battenti con i dipendenti che dovranno usufruire della cassa integrazione. Se mai sarà coperta. Il nostro caseificio è gestito da 180 allevatori che portano la materia prima e qui viene trasformata. E’ chiaro che se i costi non riusciremo ad ammortizzarli, saranno i soci che dovranno aumentare le quote. Ma il problema poi sarà delle singole aziende, che saranno costrette a pagare il latte in modo maggiore con il rischio, concreto, di non farcela". E’ chiaro, dunque, che il rischio di collasso di tutta una filiera è dietro l’angolo: "Non mi sembra però - dice Carlo Santarelli - che tutto questo preoccupi lo Stato. Bisogna che il Governo si dia una svegliata e smetta di approfittarsi di una situazione. E la soluzione non può essere quella di dare crediti per l’anno prossimo da scontare nelle fatture. Chi non ha i soldi per pagare come fa?".

Poi chiude: "Siamo di fronte a un bivio: scaldarsi in casa o mangiare. Purtroppo questa è la cruda realtà. Bisogna pensare seriamente all’economia del paese perchè aziende del nostro settore rischiano seriamente di non arrivare alla fine dell’anno".