
DECISI La protesta contro l’impianto di biogas che doveva sorgere nel territorio di Capalbio
Grosseto, 10 marzo 2015 - IL CONSIGLIO di Stato ribalta la decisione del Tar sul biogas di Capalbio: sull’impianto progettato da Sacra, Comune e Provincia si aggiudicano l’ultimo round, quello decisivo, ed evitano così il rischio di dover pagare un risarcimento potenzialmente plurimilionario per la mancata realizzazione dell’impianto. Associazioni, residenti e comitati cantano vittoria. «Italia Nostra accoglie con la massima soddisfazione la sentenza con la quale è stata riformata la sentenza del Tar che aveva condannato Provincia e Comune di Capalbio a risarcire alla società Sacra un danno potenzialmente multimilionario – afferma l’avvocato Michele Greco, che con il collega Michele Lioi ha curato il ricorso per l’associazione ambientalista – a seguito della bocciatura del progetto per la realizzazione di un impianto biogas a poche centinaia di metri dall’Oasi di Burano».
Italia Nostra è intervenuta al Consiglio di Stato in sostegno delle amministrazioni, dopo essersi battuta insieme ai residenti della zona, confinanti con Sacra, e all’Associazione ambientale Capalbio perché il progetto venisse bocciato. «La sentenza ha una straordinaria importanza – prosegue Greco – che va ben oltre il singolo caso affrontato. Il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto che il Comune di Capalbio, e in particolare il sindaco, che aveva reso parere negativo in sede di Conferenza dei servizi, non ha ‘mutato parere circa la fattibilità dell’impianto per ragioni illogiche e frutto di mutata volontà politica’, siccome ‘pressato’ dai confinanti e dal comitato locale (come sostenuto dalla società Sacra e dal Tar nella sentenza di primo grado), ma esclusivamente nel perseguimento dell’interesse pubblico e nel rispetto delle proprie competenze». «La decisione della Provincia di Grosseto di annullare in via di autotutela l’autorizzazione precedentemente rilasciata – precisa la sentenza – è stata per l’effetto non solo pienamente legittima, ma addirittura doverosa». «Dalla sentenza del Consiglio di Stato emerge un principio fondamentale – ribadisce Greco – le amministrazioni non devono temere di subire cause milionarie dalle società che propongono gli impianti, nel momento in cui trovano il coraggio di accogliere le segnalazioni delle associazioni, dei comitati e delle singole persone che denunciano i profili di illegittimità di queste opere, perché altamente impattanti sul territorio e sulla salute». «Viene così ancora una volta smentito, al massimo grado giurisdizionale amministrativo, il luogo comune – conclude l’avvocato – secondo il quale questo tipo di impianti sarebbero agevolati da normative nazionali di favore, a fronte delle quali gli enti locali nulla possono opporre. Il Consiglio di Stato ha dimostrato il contrario».