NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Alberi da frutto. Situazione in Maremma: "Soffrono mela e pera. Meglio l’albicocca"

Allarme di Coldiretti: "In Toscana calo del 50 per cento delle piante". Il presidente Castelli: "In provincia la situazione è meno tragica. Restano però i problemi della mancanza di manodopera e dei costi".

Coldiretti, il presidente Simone Castelli

Coldiretti, il presidente Simone Castelli

GROSSETOIn Maremma il paniere della frutta è sempre più povero. L’allarme arriva da Coldiretti che sulla base dei dati Istat denuncia che in 10 anni, tra il 2014 e il 2024 sono diminuite molte superfici coltivate a frutto. Ad esempio è stato registrato un -12% di mele, la produzione della pesche è calata del 38%, delle pere del 22%, mentre sono in controtendenza la produzione di albicocche + 58% e susine + 19%. Rispetto all’andamento regionale dove in dieci anni si è perso un albero da frutta su due la provincia di Grosseto tiene un po’ meglio, diciamo che la frutticoltura vive una situazione leggermente ridimensionata rispetto al resto della regione, ma una serie di fattori stanno incidendo molto sulla competitività e redditività delle colture maremmane.

Simone Castelli, presidente di Coldiretti Grosseto fornisce una fotografia di questo specifico settore agricolo sottolineando che: "L’aumento dei costi di produzione, i cambiamenti climatici, la concorrenza sleale internazionale, le pratiche sleali, l’arrivo di nuovi parassiti – dice Castelli – stanno avendo degli effetti molto negativi sulle produzioni di frutti anche in Maremma. A questo poi bisogna aggiungere anche la difficoltà di reperire manodopera. Stiamo parlando dell’insieme delle componenti che rendono la coltivazione di pere, mele, pesche non sempre remunerativa. A soffrire di più sono le piccole aziende agricole che hanno meno risorse per affrontare i costi e limitati sbocchi commerciali".

Castelli traccia un profilo critico della frutticoltura anche in provincia di Grosseto, eccezione fatta per la coltivazione del melone che invece risulta essere in controtendenza. "Ad esempio - conclude – negli anni la Maremma ha perso una buona produzione di fichi e ciliegie. Quello che continua a salvarci è il biologico, sinonimo di qualità e nella provincia di Grosseto rappresenta una buona fetta della produzione totale".

Ai problemi sottolineati da Castelli, Coldiretti Toscana aggiunge anche quello relativo ai consumi. "Negli ultimi cinque anni – spiegano da Coldiretti Toscana - è sparito dalle tavole delle famiglie italiane quasi un miliardo di chili di frutta e verdura, secondo l’analisi Coldiretti su dati Cso Italy, mettendo a rischio la salute soprattutto delle giovani generazioni, considerata anche l’invasione di cibi ultraformulati nella "dieta" di bambini e adolescenti. Da qui l’importanza di aumentare le ore di educazione alimentare nelle scuole per riaffermare i principi della Dieta Mediterranea".

Individuati i problemi, Coldiretti sta lavorando per cercare le soluzioni e per salvare la frutticoltura Made in Tuscany. Ad esempio sulla concorrenza sleale dice: "Non è possibile chiedere standard elevati agli agricoltori italiani e tollerare l’ingresso di prodotti ottenuti con metodi che da noi sarebbero vietati. - sottolinea Letizia Cesani. Coldiretti Toscana – Noi ci stiamo battendo, da soli, per chiedere un’etichetta obbligatoria di origine su tutti gli alimenti in vendita in Europa, l’abolizione del codice doganale, un escamotage per far diventare una pesca spagnola o qualsiasi altro prodotto tricolore con una minima lavorazione nel nostro Paese e l’applicazione della reciprocità negli scambi tra paesi".

Per contrastare gli effetti negativi del clima Coldiretti invece ribatte sul tema degli invasi: la disponibilità di acqua significa competitività" Nicola Ciuffoletti