
Una foto di scena
Firenze, 6 novembre 2019 - Mirabolanti, urlanti, cantanti, colorati, trasgressivi, agitati, eccessivi, e pure fighi. Tutto questo e molto di più è stata la nuova edizione del «Rocky Horror Concert Live Show» con la regia di Riccardo Giannini, prodotto da Magnoprog e andato in scena al TeatroDante Carlo Monni di Campi Bisenzio per tre – troppo poche – sere di seguito.
Occasione, il 15esimo anniversario di uno spettacolo che più cult non si può, che interagisce alla grandissima col pubblico – che dal canto suo lo conosce a memoria e non si stanca mai di vederlo – in un allestimento rinnovato. Dico subito che non si capisce perché uno spettacolo di questa energia contagiosa, che fa file al botteghino, che conta su un esercito di amatori e fan che si prensenta in platea vestito in tema Rocky Horror, non sia chiamato in teatri come il Verdi per esempio, che è diventato il tempio del musical di casa nostra. Sinceramente questa versione del «Rocky Horror Concert Live Show» non ha assolutamente niente da invidiare ai musical che arrivano da altre città e ricche produzioni e che al Verdi sono anche quest’anno in cartellone: anzi.
Uno show roboante e molto curato, che ha il pregio di essere un prodotto totalmente fiorentino e toscano. Avessi io il teatro Verdi, lo vorrei avere in scena. Un must che non passerà mai di moda, un classico che parte dal mitico spettacolo teatrale The Rocky Horror Show datato 1973, di Richard O’Brien, sceneggiatore e autore delle musiche, nate per lo spettacolo e usate poi anche nella versione film. La pellicola è stata considerata fuori dagli schemi per l’esplicita trattazione di tematiche sessuali, cosa che la rese rivoluzionaria per l’epoca in cui fu prodotta e che ancora oggi le fa conservare elementi di trasgressività non comuni. I ruoli eterosessuali, bisessuali e il travestitismo vengono esibiti in un’allegoria pronta ad attingere da ogni situazione per irridere o dimostrare quanto siano effimeri i ruoli imposti dalla “normalità” anche nello spettacolo di Giannini e dei suoi fantastici attori e cantanti.
Dico solo che l’attualità di questo messaggio è ancora oggi pazzesca: molti fan del Rocky magari neppure erano nati in quegli anni e stanno lì seduti – certi non ce la fanno e si alzano a ballare – che si bevono serate intere di repliche. Senza stancarsi, anzi, divertendosi come pazzi. Uno spettacolo che è stato più di un trionfo anche grazie ai bellissimi costumi di Niccolò Gabbrielli; agli arrangiamenti live di Federico Pacini; alle coreografie e suoni di Marco Fallani. Ottimi nei loro ruoli Roberto Marcucci nei panni di Frank-n-Furter e Chiara Materassi in quello di Janet Weiss. Oltre a loro, nel cast (anche questo rinnovato tra new entries e rotazione di ruoli): il bravo, misurato e credibile Simone Fisti nel ruolo di Brad Majors, l’ottima Natascia Fonzetti nel ruolo di Magenta; l’energetico, fantastico Simone Marzola nel ruolo di Riff Raff; la brava Camilla Gai nel ruolo di Columbia, e il ben noto Numa Nardoni nel doppio ruolo di Eddie – che strizza l’occhio a Freddy Mercury – e di Dr.Scott. E ancora, ecco l’originale Gregory Eve nei panni del Narratore e Niccolò Pampaloni nei stupefacenti panni di Rocky, la creatura.
Cito, perché lo meritano, anche i sei ballerini che completano il cast e l’ottima band per la musica dal vivo divisa tra palcoscenico e palco per i cantanti. Applausi pazzeschi alla fine da buttar giù il teatro: e pubblico in piedi a ballare scatenatissimo. Che si può chiedere di più? Da vedere.