Terracciano si è ripreso la porta e ora punta a lasciare il segno

Nel calcio moderno, dove le mani paiono contare quanto i piedi, per il ruolo del portiere esiste una vera gerarchia. Troppo lontani i tempi di Alessandrelli o Ginulfi, i numeri 12 per antonomasia, passati anche da queste parti, che difficilmente scendevano in campo. Ora è cambiato il mondo e capita così che anche Terracciano, dodicesimo disegnato, in un paio di stagioni riesca a legittimare il numero che indossa con grande fierezza ed orgoglio: l’1.

Persona buona, mite e disponibile Pietro, sempre pronto a dare una mano ai compagni nello spogliatoio, ma anche in campo. Poco appariscente, concreto, non sempre precisissimo con qualche sbavatura quando meno te l’aspetti. Ma sostanzialmente affidabile, non un aspetto da sottovalutare, soprattutto in una stagione che è arrivata alla volata decisiva dopo un lungo cammino. Ma a inizio stagione era andata in scena, come già detto, la riedizione del film Una poltrona per due. L’esatta definizione per raccontare la Fiorentina in missione per l’Europa e l’Italia. Prima Gollini, poi Sirigu. Ma ora sempre Terracciano: più che mai.

Giampaolo Marchini

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