Rolling Richards, più Ferrari che pallone

Quando Micah Richards arrivò alla Fiorentina, l’annuncio dei giornali inglesi (giocava nel City) era segnato dall’entusiasmo. Quel ragazzo con il cognome che portava dritto più ai Rolling Stones (vedi il chitarrista Keith) che non al pallone, stava volando in Italia per coronare le sue passioni: una maglia da titolare, vivere in Italia e trovarsi a due passi dal mondo... Ferrari. Già, perché proprio i superbolidi di Maranello sono sempre stati il debole di Richards. Tutto bello. Ma solo all’inizio. Perché la stagione in prestito (da un milione di euro), finì per esaurirsi in un lampo. Poche e senza prospettive le presenze nel gruppo dei titolari. Più facile godersi il rombo della Ferrari che gli applausi dei tifosi viola. Poi il racconto, a ’The Guardian’, di un rapporto mai nato con l’allenatore della Fiorentina. "Abbiamo una lavagna tattica e Montella nelle riunioni ci spiega come dobbiamo giocare – rivelò –. Io lo guardo e penso ‘Non capisco nulla di quello che sta dicendo’. Chiedo ad uno dei miei sette compagni che parla inglese e poi scherzando dico ‘Ha giocato nel Fulham, sicuramente ce lo può spiegare anche in inglese’, ma...". Ma niente. Il sogno è già finito. Altro che Richards, altro che Rolling Stones.

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