FRANCESCA BANDINELLI
Sport

Pezzella capitano della rivolta: "Rispetto"

L’argentino (via social) rilancia la protesta viola dopo l’ultimo episodio a sfavore. Milenkovic: "Anche stavolta ci è stato tolto qualcosa".

di Francesca Bandinelli

C’è una squadra intera schierata al fianco del presidente Commisso. Nessuna voglia di piangersi addosso, sia chiaro, ma il sentimento del gruppo è sintetizzabile nelle parole scritte via social nel viaggio di ritorno da Roma a Firenze dal capitano, German Pezzella. Il difensore argentino ha usato soltanto una parola: "Rispetto". Perdere ci sta, ma viene da pensare che, anche nello spogliatoio, specie in quello che ha vissuto l’intera stagione, il vaso della pazienza sia davvero colmo. Basta vedere quanti like sono arrivati subito dopo, da Gaetano Castrovilli (che a Roma non c’era, assente per squalifica), Nikola Milenkovic e Rachid Ghezzal, lesti a sottoscrivere con tanto di cuore viola. Il difensore serbo, che col suo gol di testa aveva riportato in parità il match, sul proprio profilo ha poi aggiunto: "Anche stavolta ci è stato tolto qualcosa. Peccato: speravamo di poter regalare un’altra soddisfazione a tutti nostri tifosi. Adesso, chiudiamo al meglio la stagione. Forza grande viola".

Il suo futuro deve ancora essere scritto - fin dall’inizio, l’idea era quella di incontrarsi al termine del campionato per stabilire una linea comune, per un eventuale prolungamento o per discutere della cessione -, ma il suo attaccamento alla causa viola è evidente nei fatti. Franck Ribery, il fenomeno francese che contro la Roma ha messo insieme la sua decima presenza consecutiva, sempre dal primo minuto, del post lockdown, nelle proprie storie ha inserito un inno al futuro: "Mai fermarsi". La moglie Wahiba, invece, la sera prima, aveva messo in primo piano (dopo l’incoraggiamento al marito, "Forza habibi") una schermata nera con un emoticon di una donna interdetta, evidentemente infastidita pure lei per quando accaduto all’Olimpico. Ma da campione qual è Franck, sa bene che fermarsi a leccare le ferite può essere addirittura controproducente. Ed è (anche) in questo modo che ha provato ad indicare la via, specie ai compagni di squadra più giovani. Un invito, il suo, che è stato immediatamente recepito da Alfred Duncan: "Nessuna lamentela - ha postato -. L’insuccesso fa parte del processo (di crescita, ndr). Fino al prossimo match".

E curiosa è la risposta che gli ha regalato il Viola Club Israele, in inglese: "Giusto, ma quello non è un fallimento, semmai un sabotaggio". Pietro Terracciano, ancora una volta tra i migliori in campo, ha aggiunto: "Nessuna polemica, solo tanto orgoglio. Si guarda avanti sempre a testa alta". Sì, perché adesso c’è da pensare alla sfida col Bologna, l’ultima in casa di questo surreale campionato. Rachid Ghezzal, che pure per proteste ha rimediato l’ammonizione che lo mette in diffida in vista della coda del campionato, si è limitato ad un hashtag, #ForzaViolaSempre, un po’ come Christian Kouame, l’attaccante preso a gennaio dal Genoa. "Perdere fa sempre male - ha commentato l’ivoriano -. Così, ancora di più". Federico Chiesa, invece, la sua amarezza l’aveva fatta trapelare direttamente all’Olimpico. Era seduto in panchina, sostituito da pochi attimi ed è balzato su come una molla, come tutti gli altri compagni e come pure allenatore (ammonito pure lui) e la dirigenza (sanzionato con una multa Daniele Pradè).

Adesso c’è da tornare con l’attenzione al campo e al calcio giocato: restano 180 minuti da vivere in apnea. Questione di rispetto, per la maglia e per la città. E la Fiorentina non vuole più sentirsi sempre e solo nel mirino.