
Il futuro di Moise Kean resta in bilico, tra offerte dall’Arabia a proposte dall’Italia
Un po’ come il calendario dell’avvento. Assolutamente laico, in questo caso, sia chiaro. Però luglio è cominciato proprio così, come quando a dicembre inizi a contare i giorni per arrivare a Natale. Un countdown che in questo caso ha come meta il giorno quindici, l’ultimo possibile per sfruttare la famosissima clausola rescissoria che permette a chiunque non abbia problemi contabili a tirare fuori cash in un’unica soluzione, possibilmente dentro una valigetta di similpelle e in fogli da cinque euro, esattamente 52 milioni in cambio di uno scontrino. Il tutto nel caso in cui non funzioni il pos. Stiamo parlando di Kean, naturalmente. Questa infinita vicenda di mercato, come spesso accade, racconta chi siamo, perché anche questo è il calcio: uno specchio della nostra anima o, se preferite, del nostro carattere.
Ogni mattina il tifoso si alza e controlla lo smartphone per cercare una risposta alla domanda che si porta dietro da giorni: si sarà fatto vivo qualcuno per Moise? Chi controlla con ansia compulsiva, chi con la calcolatrice in mano soffiando davanti al caffè una cosa del tipo “Mah, per quindici milioni all’anno io ci andrei di corsa in Arabia… ma anche per 150 mila, pensandoci bene”, chi è sicuro che Kean resterà perché se Kean va in Arabia rischia di perdere il posto in Nazionale, come se la Nazionale fosse piena di bomber e fosse sicura di andare ai mondiali. E poi i pessimisti, quelli che in confronto Giacomo Leopardi faceva l’animatore al villaggio Valtur di Recanati (vedi poesia Il sabato del…”), e gli ottimisti sensitivi secondo i quali a sensazione resterà a Firenze.
In attesa di sussurri, novità, telefonate o dichiarazioni, c’è chi giustamente va a controllare cosa sia esattamente la società che avrebbe offerto a Moise quarantacinque milioni in tre anni. Anche perché la nostra meravigliosa presunzione occidentale spesso porta con sé l’idea che là nel golfo tutto sia più o meno tutto uguale. Petrolio, sabbia, caldo (su questo punto possiamo dire che ci stiamo allineando), cammelli e una lunga serie di luoghi comuni da bar tra un caffè e una spuma. Sicuramente in molti si saranno informati, e anche Kean probabilmente avrà dato un occhio per scoprire che la squadra che lo desidera gioca a Khobar, città costiera di 400 mila abitanti. Il palmares ricorda quello del Frosinone ma l’ambizione evidentemente c’è. Detto questo viene da pensare che se esiste una minaccia reale questa potrebbe arrivare dalla Premier. Vabbè, intanto ogni giorno che passa senza una telefonata è un giorno guadagnato. Attenzione però al Napoli. Vedremo.
E anche un giorno in meno dall’arrivo di Pioli a Firenze, l’uomo che con poche frasi potrebbe risolvere tutti i dubbi accatastati in questi giorni di tante parole e tantissimo nulla: il modulo, gli obiettivi sul mercato, quelli in campionato e quello più atroce: ma Bernabè è regista o mezz’ala? Intanto sappiamo che ci piace molto. Sul resto, nel caso, si vedrà.
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