BENEDETTO FERRARA
Sport

Fiorentina: il futuro di Palladino e la sfida per la Conference League

Il mistero del contratto di Palladino e la sfida della Fiorentina per un posto in Conference League.

Robin Gosens: per il tedesco una stagione di grande sostanza

Robin Gosens: per il tedesco una stagione di grande sostanza

Usciti dallo sfinente dibattito sull’accoglienza all’ex allenatore fresco di Coppa Italia, ci siamo infilati a testa bassa nel misterioso caso, si fa per dire, del prolungamento del contratto di Palladino. Una decisione di Commisso? Di Pradè? Di un magazziniere? Chi è stato? Un vero caso mediatico capace di attrarre l’interesse del tifoso come nemmeno le nuove indagini sul delitto di Garlasco. Ma è facile sgonfiare il tutto. Per due ragioni. La prima: nessuna decisione di questo tipo può essere presa senza l’assenso del presidente. E poi… Poi c’è la ragione numero due: Palladino non è mai stato in discussione. Forse nei momenti più bui, forse De Rossi per qualcuno è stata un’idea. Ma nei fatti Palladino sarebbe comunque rimasto sulla panchina della Fiorentina. In ogni caso e semmai con lui, ci sarà un bel po’ da discutere su cosa vuole essere questa squadra. Parliamo di identità di gioco, per capirci, il vero limite di una Fiorentina che da lunedì in poi dovrà iniziare a risolvere i suoi dubbi sul futuro, iniziando dal confermare quei giocatori a cui è difficile rinunciare e a risolvere quelle comproprietà, e non sono poche, che fanno restare in gioco molti dubbi.

Intanto sappiamo che Gosens resta (bella notizia) e che Zaniolo no, fatto che non turberà le notti del tifoso viola. Ma prima del mercato che sarà c’è l’ultima di campionato a Udine e una sfida a distanza con la Lazio per un posto in Conference League. E intorno a questa sfida si è aperto un dibattito filosofico che nemmeno all’Università di Heidelberg. Quelli a cui solo la parola Conference fa venire la gastrite non hanno dubbi: meglio restare fuori da tutto e fare come il Napoli che, grazie a una stagione fuori dalle Coppe, ha costruito un campionato oltre le righe. Resta da vedere se la Fiorentina approfitterà di una situazione del genere per seguire questa strada. Chissà. Poi certo, nessuno farà i caroselli per la quarta partecipazione a un torneo eccitante come una vecchia puntata di Giochi senza frontiere. Un torneo che inizia a emozionarti da metà aprile in poi, dopo che hai giocato con squadre piene zeppe di consonanti conosciute quasi esclusivamente ai nerd malati di pallone, non è il massimo.

Poi però c’è la controparte, quelli per cui vale il celebre “meglio che niente”. E che comunque hanno voglia di vedere la loro squadra alzare una Coppa, di fare caroselli in città, di gioire per qualcosa di tangibile, luccicante. Senza dimenticare che anche questa Coppa di terza mano alla fine porta dei soldi in cassa. E quelli, come si dice, fanno comodo. Dal punto di vista filosofico la tesi e l’antitesi potrebbero risolversi in una sintesi ottimista che vale un paradosso: comunque vada sarà un successo. Dopo di che ci sarà sempre quello al bar che scuote la testa e ti dice: stai a vedere che se ci va la Lazio poi la vince pure. Ma questa è Firenze, questi siamo noi.

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