L’imbarazzo del Pd fra silenzi e difesa totale. "Noi siamo sempre garantisti con tutti"

La segretaria regionale Simona Bonafè e il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo: "Indagati non vuol dire colpevoli"

Il presidente del consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo

Il presidente del consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo

Firenze, 18 aprile 2021 - C’è molto Pd nelle indagini della Procura nazionale antimafia sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Toscana. E non potrebbe essere diversamente visto che a governare la Regione è saldamente, e da oltre cinquant’anni, proprio quel Partito democratico erede del Pci. Eppure il Pd, che ha spesso fatto della questione morale una bandiera, ha deciso per ora di non scendere in campo. Anche se il terreno su cui si consuma il fattaccio è quello della tutela ambientale. Altro cavallo di battaglia Dem. Da sempre.

Il fatto è che di infiltrazioni ’ndranghetiste il Pd fatica a parlare. Un muro di gomma. "Abbiamo appreso delle accuse – ha commentato a caldo la segretaria regionale, l’europarlamentare Simona Bonafè – ad amministratori del nostro partito che hanno il diritto di poter dimostrare la correttezza del loro operato e verso i quali il nostro atteggiamento è assolutamente garantista". "Sono garantista sempre e con tutti – ha commentato ieri il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo – dobbiamo sempre ricordare che un indagato non è un colpevole e spero che gli amministratori coinvolti possano dimostrare la loro innocenza". E ai magistrati: "Nello stesso tempo credo che l’azione degli inquirenti metta in evidenza una questione su cui non dobbiamo mai abbassare la guardia". E’ il copione ufficiale.

Ma in consiglio regionale ci sono altri Pd che hanno preferito limitarsi alla ribalta social. Così sulla pagina della sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, che ha liquidato in sei righe (meno dello spazio dedicato al mercato settimanale) la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati, compaiono la solidarietà totale della sindaca di Empoli, Brenda Barnini, ma anche quella del consigliere regionale Enrico Sostegni, ex sindaco di Capraia e Limite e di Simone Gheri, direttore dell’Anci Toscana ed ex sindaco di Scandicci. Mentre fra i ’like’ di sostegno (ieri ce n’erano oltre seicento) spiccano quelli del Presidente della Commissione Affari Istituzionali in Senato, Dario Parrini, e dell’assessore regionale Alessandra Nardini.

Non entra nel merito della questione nemmeno il presidente della Città metropolitana Dario Nardella sul cui territorio insiste la strada regionale 429 empolese, la strada che sotto l’asfalto conterrebbe, secondo la magistratura, le tonnellate dei veleni scartati dalle concerie. "Non c’è nessun indagato che riguarda la Città metropolitana – ha tagliato corto – in ogni caso confidiamo nell’operato della magistratura e vedremo quale saranno gli sviluppi di questa indagine".

E’ vero che di inchieste sulla gestione dei rifiuti la Toscana ne ha già viste parecchie, almeno quattro negli ultimi 5 anni, senza che i tribunali siano poi arrivati a individuare colpevoli certi. Visione diversa quella dell’assessore regionale alla sicurezza e alla legalità Stefano Ciuoffo. "Avere incrociato più indagini apparentemente non relazionate fra loro, penso a ciò che è stato rilevato rispetto al traffico di stupefacenti a Livorno, a ciò che è avvenuto nello smaltimento dei rifiuti, a ciò che sembra essere avvenuto nella gestione degli appalti pubblici, tre campi forse distinti, ci fa scoprire invece che dietro ci sono relazioni profonde, quasi sempre non evidenziabili, che progressivamente penetrano nel tessuto sano di questa regione".  

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