"Noi, gente di mare. L'accoglienza come cultura"

Le parole di Roberto Ammatuna, 69 anni, sindaco di Pozzallo, terra in provincia di Ragusa dov’è nato Giorgio La Pira

Roberto Ammatuna

Roberto Ammatuna

Firenze, 26 febbraio 2022 - Un'esistenza in altalena. Così potrebbe essere descritta l’esperienza amministrativa di Roberto Ammatuna, 69 anni, sindaco di Pozzallo, terra in provincia di Ragusa dov’è nato Giorgio La Pira, medico e padre di due figli, una vita nella sinistra e leader di una lista civica che governa il Comune dal 2017. "In questo momento – racconta – siamo in una situazione di relativa tranquillità. Abbiamo vissuto situazioni di grande confusione e di calma. Ora nel nostro hot spot abbiamo una cinquantina di persone, però se migliorano le condizioni meteo marine potrebbe accadere qualsiasi cosa".

Qual è la capienza della struttura?

"Duecentoventi posti. Ma noi siamo abituati a tutto questo. Abbiamo una cultura dell’accoglienza. Siamo una città di marittimi e anche la sede di un grande Istituto tecnico nautico nel quale ogni anno si abilitano ufficiali e comandanti. Abbiamo migliaia e migliaia di giovani e di nostri concittadini che danno un contributo determinante al funzionamento della marineria mondiale".

Questo cosa significa?

"Vuol dire avere cultura della vita".

Quanti abitanti ha Pozzallo?

"Poco meno di ventimila. Abbiamo una straordinaria capacità di interloquire con gente molto diversa da noi. Siamo in America, in Africa, nel Medio Oriente. Mentre stiamo parlando migliaia di miei concittadini si trovano in tutte le parti del mondo sulle navi e entrano continuamente in relazione con gente molto diversa".

Questo vi ha aiutato?

"Ci ha facilitato il compito che ci ha assegnato la geografia, ossia essere un Comune di frontiera e, di conseguenza, accogliere decine di migliaia di migranti nella maniera più umanitaria possibile e con una capacità di interloquire con gente molto diversa. In ogni caso il meccanismo dell’accoglienza è migliorato".

Come?

"Ho avuto la possibilità di fare il sindaco anche venti anni fa. La prima volta che ebbi a che fare con uno sbarco fu nel 1998. All’epoca l’accoglienza era molto confusionaria e non organizzata. Ora è un meccanismo abbastanza oliato: prevede controlli sanitari, identificazioni e la partecipazione di organizzazioni umanitarie. Però è un carico importante per Comuni come il nostro e ancora di più per il municipio di Lampedusa. E’ un compito che noi sosteniamo in nome e per conto dell’Italia e dell’Europa".

Che, a loro volta, vi aiutano?

"Non è che l’Italia e l’Europa sostengano questo tipo lavoro fatto da un piccolo Comune che affronta un fenomeno planetario".

In concreto, non vi arrivano fondi?

"Non è solo un problema di fondi, ma di sostegno generale, di organizzazione e di dialogo. Noi abbiamo un’unica interlocuzione importante e fondamentale. Colgo l’occasione per ringraziare il ministero degli affari interni. Ha una bella struttura che ha dato tutti i supporti possibili in questa battaglia".

Ricorda gli inizi della pandemia?

"La gente nutriva una certa apprensione, anche se in questa città non ci sono mai stati fenomeni di razzismo. C’era il problema dei contagi. Ricordo che allora sollecitai più di una volta le autorità competenti ad affrontarlo eseguendo i tamponi sulle navi per non spaventare le popolazioni interessate. Non trovai orecchie attente Attraversammo qualche momento difficile".

Dove si fanno ora i tamponi?

"In banchina. Ma gli affari interni non sono il solo ministero coinvolto. Lo sono anche il dicastero della sanità e, sulle navi, quello delle infrastrutture. A mio avviso ora l’esecutivo sta colpevolmente sottovalutando la questione dell’immigrazione. Non è nella sua agenda, ma è un problema che esploderà di nuovo. In questo momento sono affacciato alla mia finestra nel Palazzo di città e scruto il mare. Con il miglioramento delle condizioni meteo marine riprenderanno gli sbarchi".

Che cosa chiede al governo?

"Un maggiore ascolto. Non è solo una questione di soldi. La legge del mare per noi vale più delle altre norme scritte. Prevede che prima si salva la gente e poi si discute delle altre cose".