MAURIZIO COSTANZO
Firenze

Il 12 agosto è la Giornata della gioventù: l’identikit della GenZ e le sue tendenze

Le questioni giovanili: i papà millenial lavoratori desiderano vivere la paternità ed è la generazione più presente di sempre. E su Millennials e GenZ impatta il fenomeno del Vacation Shaming

Il 12 agosto è la Giornata Internazionale della Gioventù

Il 12 agosto è la Giornata Internazionale della Gioventù

Firenze, 12 agosto2024 – Oggi, come ogni 12 agosto, si celebra la Giornata Internazionale della Gioventù, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sulle questioni giovanili. Ma chi sono i giovani della Gen Z e che cercano lavoro?

L'identikit arriva grazie ai dati dell’analisi di Jobtech, prima agenzia per il lavoro completamente digitale, da cui emergono dati interessanti che permettono di tracciare in maniera chiara il profilo delle persone che cercano lavoro appartenenti alla Gen Z: il 66,7% possiede il diploma di maturità, sono interessati per lo più ai settori horeca e retail e, sebbene siano propensi a lavorare nel weekend, privilegiano uno stile di vita che rispetti il loro tempo libero.

Secondo i dati dell’analisi di Jobtech il 20,7% delle persone che cercano lavoro appartengono alla Gen Z, ovvero coloro nati a partire dal 1996. L’analisi di Jobtech prende in esame il primo semestre 2024 e mira a studiare le dinamiche che interessano domanda e offerta di lavoro, approfondendo i fattori che incidono sull’equilibrio tra le due e indagando al contempo i nuovi trend legati all’occupazione, ponendosi così come un Osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro.

La generazione Z si inserisce in un contesto lavorativo caratterizzato da oscillazioni mensili nei tassi di occupazione e disoccupazione: il tasso di disoccupazione è sceso al 6,9%, la percentuale più bassa da dicembre 2008, mentre quello di occupazione è salito al 62,3%, considerando come tipologia di assunzione il tempo indeterminato.

Inoltre, è cresciuta la percentuale di persone in cerca di lavoro del 3,8 % circa, ma a diminuire sono stati gli annunci di lavoro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma quali sono i tratti distintivi di questa generazione che si affaccia ora al mondo del lavoro? L’identikit della Gen Z e le sue tendenze Partendo dalla situazione di genere, possiamo notare innanzitutto che nella Generazione Z la distribuzione è relativamente equilibrata, con una leggera predominanza di donne (11,1%) rispetto agli uomini (9,7%). A proposito invece del grado di istruzione, l’analisi evidenzia come il diploma di maturità sia la carta d’ingresso al mondo del lavoro per questa generazione: il 66,7% del campione analizzato possiede infatti il diploma, il 10,6% la laurea triennale, il 3,5 % la laurea specialistica o magistrale e il 18,1% la licenza media.

Inoltre, secondo i dati in mano a Jobtech, l’interesse maggiore risiede nei settori horeca e retail, settori tradizionalmente associati a una maggiore e frequente richiesta di personale, molto appetibili nei confronti dei giovani che cercano percorsi che si possono conciliare con lo studio. Jobtech ha analizzato inoltre anche le tendenze dei job seeker per indagare la presenza di aspetti significativi e criteri distintivi che guidano e condizionano la ricerca dell’impiego: il 54% della Generazione Z è più propensa a lavorare nei weekend, il 20% del campione a lavorare di notte, il 49,8% a lavorare part time, evidenziando da un lato la disponibilità dei più giovani, disponibilità tuttavia diminuita rispetto allo scorso anno del 7%, fattore da cui traluce la volontà di preservare il tempo libero.

E gli anni di esperienza? Secondo i dati dell’indagine, la Generazione Z ha una media di circa 2 anni di esperienza lavorativa, dato che riflette il recente ingresso di lavoratori e lavoratrici di questa fascia di età nel mercato del lavoro. Un’esperienza limitata, tipica di una generazione ancora giovane e in fase di acquisizione di competenze. L’importanza del work life balance: equilibrare vita privata e vita lavorativa La percentuale di persone disposte a lavorare nei weekend è in calo rispetto al primo semestre dell’anno scorso: i cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro negli ultimi anni hanno ridisegnato le priorità di ciascuno e fatto riaffiorare nuove esigenze, tese al miglioramento dell'equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Lavoratrici e lavoratori di questa fascia di età, che in molti casi stanno ancora completando gli studi, tengono sempre di più al proprio tempo libero. Alla domanda “In quali aree le organizzazioni dovrebbero concentrarsi per favorire un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata dei propri dipendenti?”, il 28% della Generazione Z insiste sull’importanza di offrire la possibilità di lavorare da remoto.

La ricerca di una migliore sinergia tra vita privata e vita lavorativa è sicuramente una delle maggiori leve nella domanda e ciò dovrebbe muovere le aziende verso modelli organizzativi maggiormente votati a politiche di welfare, nonché strategie aziendali misurate sulle persone. Appare così necessario ridisegnare il concetto di flessibilità, sempre più fondamentale nei processi di selezione e mantenimento delle risorse.

“Cresciuta in un'era di rapidi cambiamenti tecnologici - dichiara Paolo Andreozzi, Founder & Ceo di Jobtech - la Generazione Z è sempre più portavoce di una visione del lavoro che enfatizza la flessibilità, l'innovazione e un forte equilibrio tra vita privata e professionale. Come agenzia per il lavoro, crediamo che il nostro ruolo sia fondamentale - e allo stesso tempo delicato - nell'agevolare il loro ingresso nel mercato occupazionale, offrendo strumenti e risorse che rispondano a queste nuove necessità. Solo così potremo costruire un futuro lavorativo solido e inclusivo, capace di valorizzare il talento e le competenze delle nuove generazioni (e non solo).” I papà millenial lavoratori desiderano vivere la paternità La generazione di padri italiani nati tra la metà degli anni ‘80 e la metà degli anni ‘90 è, con i figli, è la più presente di sempre. Lo confermano i recenti dati INPS che evidenziano che dal 2019 al 2022 gli uomini che complessivamente hanno usufruito di almeno un giorno di congedo parentale sono aumentati del 15%. Inoltre, nel 2022 il numero di beneficiari di congedo obbligatorio di paternità è stato pari a 173mila, l’11% in più rispetto all’anno precedente.

Cosa sta cambiando? Reverse, società internazionale di headhunting e Risorse Umane, ha condotto un’indagine qualitativa con l’obiettivo di far emergere le esigenze dei nuovi papà che desiderano sempre più trovare un equilibrio tra carriera e vita familiare e lo dichiarano apertamente in fase di colloquio.

Decine i papà millennials che vengono ogni giorno in contatto con la società. I racconti degli Head hunter di Reverse che operano in Italia, Spagna, Francia e Germania insieme alle domande specifiche rivolte ad alcuni papà afferenti a diverse categorie professionali hanno aiutato a far luce sulla situazione italiana, confrontandola con quella estera. “La nostra missione è agevolare l’incontro tra aziende e lavoratori - dichiara Alessandro Raguseo CEO e Co-Founder di Reverse - Troppo spesso infatti il rapporto tra impresa e candidato non va a buon fine per mancata conoscenza dell’altro. Aspetti apparentemente secondari, come il desiderio di flessibilità per essere più presente in famiglia, possono fare la differenza. Per questo abbiamo scelto di indagare questa nuova esigenza, con l’obiettivo di restituire una fotografia nitida alle aziende che si affidano a noi per trovare le proprie persone”. Dalle testimonianze raccolte da Reverse emerge che i padri italiani tendono a voler essere sempre più presenti in famiglia per due principali motivi: il desiderio di supportare le madri durante i primi mesi di vita del bambino, durante il post-parto e l’allattamento e la voglia di vedere crescere i propri figli. Non solo, desiderano supportare le partner anche nel loro rientro al lavoro, appoggiandole nella realizzazione dei propri sogni professionali. Dall’indagine risulta anche che la richiesta di usufruire del congedo di paternità completo e della flessibilità lavorativa è sempre più elevata anche se, ancora troppo spesso i papà che la richiedono si scontrano con un pregiudizio sociale che li spinge a giustificarsi. Non solo, i papà richiedono congedi paritari, o comunque più lunghi. Infatti, alla domanda “I giorni di congedo sono stati sufficienti per supportare al meglio la tua famiglia?” hanno tutti risposto “No: sarebbe stato necessario più tempo”. Il fenomeno del Vacation Shaming: una condizione che impatta su Millennials e GenZ Per molti lavoratori italiani agosto è sinonimo di vacanza, il periodo ideale per concedersi una pausa dal lavoro e godersi il meritato riposo estivo. Tuttavia, per alcuni di loro, richiedere ferie in ufficio non è sempre un processo semplice.

Secondo un sondaggio condotto da The Adecco Group, infatti, il 58% dei rispondenti ha sofferto, almeno una volta, del fenomeno del Vacation Shaming: una condizione che impatta in modo particolare Millennials e GenZ alle prese con il timore di andare incontro a ripercussioni lavorative e di scontrarsi con colleghi e responsabili nel momento della richiesta di giorni di vacanza.

Tra le principali cause emerge il “carico di lavoro” per il 28% degli intervistati, seguito dalla possibilità di un giudizio negativo da parte del proprio capo che scoraggia il 17% dei lavoratori dal richiedere giornate off.

Infine, il 13% rinuncia a chiedere ferie dichiarando di provare senso di colpa nei confronti dei colleghi. “Il timore e i sensi di colpa nell’ambiente lavorativo sono, purtroppo, sentimenti diffusi tra le nuove generazioni.

Creare un ambiente di lavoro aperto al dialogo e promuovere modelli di business sostenibili deve essere un’indiscussa priorità per il mondo del lavoro di oggi e di domani. Serve sostenere e promuovere con azioni concrete una cultura aziendale orientata alla tutela psicofisica dei dipendenti, dove collaborazione e organizzazione del lavoro siano leve per permettere di uscire da meccanismi tossici e trovare invece il giusto equilibrio tra vita personale e lavorativa” afferma Monica Magri, HR Director di The Adecco Group Italia. Ritagliarsi momenti di riposo e di disconnessione dal lavoro è inoltre importante per evitare possibili sintomi legati al burnout.

Come emerge dal Global Workforce of the Future condotto da The Adecco Group nel 2023, oltre un terzo dei lavoratori italiani ha vissuto una sensazione di stress lavorativo estremo: tra le principali cause, un carico di lavoro eccessivo e troppe responsabilità per il proprio ruolo.

Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono tra gli aspetti più importanti, il rispetto dei periodi di ferie per il 18% dei casi, oltre al riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%) e senso di appartenenza (19%).

Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca. Segue un 27% per cui ognuno ritiene essere il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il Governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.