Tourisma, Alberto Angela e la cultura, Pupi Avati e Dante

Finale col esaurito al Palazzo dei Congressi per la sesta edizione del Salone dell'Archeologia organizzato dalla rivista Archeologia Viva. Grande folla per Angela e per il Pupi Avati che ha parlqato del suo prossimo film

Tourisma

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Firenze, 23 febbraio 2020 _ Ha chiuso con il consueto bagno di folla per Alberto Angela, la sesta edizione di tourismA, il salone dell'Archeologia e del turismo culturale organizzato da "Archeologia Viva" al Palazzo dei Congressi di Firenze. Tanti i temi toccati dal popolare conduttore, dalle sue origini come ricercatore poi prestato alla tv fino alle prossime sfide editoriali e televisive. «Fare programmi di cultura - ha commentato Angela - in Italia è facile perché è un paese che ha la cultura della cultura. Parli una lingua che conoscono,  entri in casa della gente parlando la sua lingua ».

Un commento poi inevitabile sul coronavirus: «Bisogna usare il buon senso - ha dichiarato il celebre divulgatore - perché certamente è qualche cosa che non possiamo prendere sotto gamba. Dobbiamo seguire quello che dicono, certe misure possono sembrare draconiane ma in questi casi sono importanti. Insomma bisogna usare il buon senso e la cautela. Ci sono delle disposizioni e bisogna seguirle tutte. E' importante poi fidarsi delle notizie certe e non delle sparate sul web. In questo è importante cercare la fonte giusta». 

Applausi "a scena aperta" anche per il regista Pupi Avati che in occasione di  TourismA, ha  rilanciato il progetto del suo film su Dante, fermo in cantiere dal lontano 2001. «Sono diventato un accattone, vado a bussare alle porte dei potenti e ricevo tante rassicurazioni. Poi non succede mai niente. Io sono ancora qui ad ascoltare le promesse. La Rai nel frattempo ha prodotto un film sulla vita della Ferragni... ». Il film ha spiegato Avati parlerà della vita di Dante. «Per poterne parlare abbiamo una password fantastica che si chiama Giovanni Boccaccio. Voi sapete che quando Dante è stato esiliato a Firenze le case degli esiliati, degli sbandati come venivano definiti, venivano depredate, era permesso tutto. L'unica cosa che Gemma Donati, la moglie di Dante, riesce a salvare, mentre Dante ormai è in esilio, è una cassapanca e dentro c'è un quadernetto sul quale ci sono i primi cinque canti della divina commedia. Questa è una versione di Boccaccio. Perché non credere a lui quando è stato un contemporaneo di Dante?».

Quanto ai figli di Dante il maestro ha strappato risate e applausi dicendo: «la povera Gemma Donati pare che gli abbia dato tre, quatto figli, c'era un figlio che si chiama Giovanni che non si sa bene se certo o incerto. Io ho deciso che non c'era. Pago un attore in meno, mi costa meno il film».  

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