Poesia: dai borghi di Moroldo alla luna di Fallani

Alcune novità in versi legate ad autori ed editori fiorentini. Una nuova edizione dei 'Canti' di Leopardi ed un'antologia di 'Poeti italiani nati negli anni '80 e '90'

I Canti di Leopardi nell'edizione di Demetra, commentata da Capaldo

I Canti di Leopardi nell'edizione di Demetra, commentata da Capaldo

Firenze, 1° maggio 2019 - Gianni Moroldo ha confidato alla poesia tappe della sua vita, ponendole sotto il sigillo del ripensamento nell'età più lunga in 'Canti in Carnia', pubblicati da Samuele Editore. Un libro agile che “pesca” nel tempo, dal 1959 al 2016, e che rivela nell'uomo la ricerca del “borgo” come dimensione umana e affettiva per non perdersi nei non luoghi. Anche quando i piccoli centri sono come svuotati, Moroldo, che vi ha condotto una parte non trascurabile della sua esistenza, cerca “i borghi del cuore”. Da qui contempla “l'enigma ancora mai decifrato”, che si è lasciato però conoscere nei tratti della figura paterna e nell'amore che non si è perso: “E' ancora difficile pensare/ che prima non c'eri/ e oggi non vivo se non ci sei... ogni mia riga è pure scritta in te”, mentre ci sono “parole che aspettano/ e non ti ho detto ancora”.

Ma oltre i tratti più personali affidati alla versificazione, il tratto peculiare che emerge dalla lettura di questi canti è il mutare di un paesaggio umano che risente del grande cambiamento in corso: la prevalenza delle popolazioni nelle città a discapito dei paesi che però riscoprono una possibile vocazione come custodi di un'intuizione giovanile, quando si è “colmi di felicità del niente,/ di quel poco che sei/ e d'una vita da abbracciare”. Si può trovare un indicazione di pace in un piccolo paese perchè si sente il valore degli “altri”: “Non l'avrei mai ammesso un tempo,/ ora, pur esule su queste terre,/ mi è indispensabile il sospiro di chi non è più. Volti di gente scomparsa trascurati per anni/ oggi mi sono vicini,/ vecchie parole e questo piccolo mistero/ sempre più ora vibrano al presente/ e più ancora profonda sento/ la pace di un piccolo paese./ Poi cerco uno spiazzo di silenzi/ tra l'oscurità di pini e abeti,/ la bellezza di sentieri solitari/ che salgono ripidi ai tuoi monti/ e di Bach una cantata a quattro voci,/ una fuga fiduciosa eppure triste/ per chi più, con dolore,/ in te non si ritrova” (1969-2013).

Mentre a cura della fiorentina Giulia Martini, l'editrice 'Interno Poesia' pubblica il primo volume di un'antologia di 'Poeti italiani nati negli anni '80 e 90' (Maria Borio, Clery Celeste, Damiana De Gennaro, Manuel Giacometti, Anita Guarino, Giovanni Ibello, Demetrio Marra, Dimitri Pilleri, Bernardo Pacini, Eleonora Rimolo, Damiano Sinfonico e Francesco Vasarri), Francesco Capaldo, docente di letteratura italiana a Firenze, poeta, narratore e "leopardista" si è impegnato per l'editrice Demetra in un'agevole edizione integrale dei 'Canti' di Giacomo Leopardi con il suo commento prezioso e puntuale. Insieme all'introduzione di Stefano Dal Bianco si ha di fronte una ricognizione complessiva dell'opera dell'autore de 'L'infinito' di cui ricorrono quest'anno duecento anni dalla composizione.

'L'ascesa della Luna' di Andrea Fallani (Ladolfi editore) è una premessa prima di spiccare il volo, l'indugiare dell'adolescenza nella notte, in attesa che venga il giorno, anzi rimandandolo per prepararsi (“lasciatemi sognare:/ non mi svegliate”), tra le ferite che accompagnano la scoperta della propria vulnerabilità (“lieve sudario intriso di vita”, “il mio cuore è sparso/ su un suolo riarso”, “dov'è il mio posto in questo mondo?” mentre piove sui vetri), il timore dell'illusione (“Forse la vita non è che un infinito/ inseguimento di fuochi fatui”, “Un istante può essere eterno?”, il “grano già maturo, già morituro”) e uno sguardo sulle cose ultime: “Anch'io diventerò polvere d'essenza/ sparsa sulle ginocchia di Dio”. Fallani, nella sua opera prima evidenzia una precisa sensibilità verso la versificazione che lo pone a confronto anche con la scelta delle parole. Anche qualche termine desueto, come “agrimonie”, sottolinea la freschezza della ricerca. Recentemente Fallani ha condotto condotto un'indagine su 'Il mito di Orfeo ed Euridice nella cultura occidentale', che ha goduto in ogni periodo storico – scrive l'autore - “di un'immensa fortuna ma che mai come dal secolo scorso a questa parte è stato così profondamente e variamente rielaborato”, talvolta con radicali sconvolgimenti della vulgata classica. Rimane di fatto un pilastro: il mito di Orfeo e Euridice è archetipo “di ogni storia d'amore e di ogni storia che contempli il sacrificio di sé per amore di qualcosa. Un invito a scoprire sé stessi riconoscendosi nell'altro”. La ricerca di Fallani, propiziata da un corso di Letterature Comparate tenuto dalla Prof. Ernestina Pellegrini, è ora un libro, editato anch'esso da Ladolfi.

Bisogna ritornare sui libri di critica militante di Elena Gurrieri, come 'Carte vive' (Mauro Pagliai Editore). Gurrieri ha cercato, tra l'altro, di individuare i "principali talenti comuni a Penna e De Robertis: il disinteressato rapporto elettivo con la letteratura e il prevalere delle ragioni affettive, gratuite sulle altre possibili e di ordine pratico”. In Penna (“rima facile, vita difficile”) il lavoro è inteso “come impiego pratico con numerose assunzioni precarie, sia nell'ambito creativo della produzione di poesie simili a schegge o scintille”. Fra le due sonde dell'immediatezza e dell'elaborazione, “nel rapporto con la realtà', si fa strada l'altro tema chiave: il tempo passato. 

 

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