TITTI GIULIANI FOTI
Cultura e spettacoli

Chiarot e la rinascita del Maggio. "Puntiamo sul pubblico giovane"

L'intervista al sovrintendente della Fondazione Maggio Musicale Fiorentino

Cristiano Chiarot

Firenze, 26 agosto 2018 - "Quello a cui tengo di più per il teatro? Adesso alla campagna abbonamenti che sta entrando nel vivo: già ora potrei dirmi soddisfatto, ma voglio andare oltre. Lo desidero anche per i giovani perché riscoprano il piacere dello spettacolo dal vivo".

Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, è arrivato a Firenze in un momento non facile. E ha capito che i problemi sono come i libri, o come gli incontri: aiutano a crescere. Sarà un caso, ma da quando c’è lui il Maggio Fiorentino è cresciuto e in qualche modo rinato.

Chiarot, perché ci si dovrebbe abbonare al suo teatro?

«Vorrei che fosse sempre di più di tutti, amato dalla gente che lo senta un’appendice di casa. E che il pubblico trasformasse questo amore in ...abbonamento. Come è successo con la Fiorentina che ha fatto un record importante: perché no per andare a teatro?».

Un tifo da stadio alle opere?

«Certo. Quest’anno poi abbiamo proposte diversificate per ogni gusto avendo stilato un grande programma con un occhio speciale rivolto ai ragazzi, che spenderanno da noi poco più che a un cinema».

Ci racconti queste novità.

«Abbiamo costruito un prodotto transgenerazionale con allestimenti classici e altri, giovanilistici più all’avanguardia. Abbiamo voluto libertà di scelta nello spettatore. Quest’anno avremo anche West Side Story e un collage di opere che vanno dal ’700 a oggi. Come ho detto: per tutti i gusti. E niente esclude l’altro».

Uno dei suoi segni è l’accoglienza carina: a ogni spettacolo dà il benvenuto agli spettatori nel foyer. Perché?

«Non credevo fosse da notare un gesto giusto e gentile. Accogliere le persone è segno di educazione, riconoscenza e gratitudine. Mi piace scambiare due battute col pubblico. E accetto suggerimenti».

Come si incentiva alla frequentazione del teatro?

«A parte i gusti personali, adesso c’è pure la tranvia che porta qui. Il teatro dell’opera è accessibile e deve vivere bene, nel suo modus perfetto: pieno di persone, che è questa condivisione che mette gioia».

Dal 13 settembre andrà in scena la trilogia verdiana Rigoletto, Trovatore e Traviata.

«Tutti dovrebbero vederla: perché uno spettacolo dal vivo è un’emozione che nessuno ti dà. E’ come assistere a una partita. Sei protagonista con tifo e voglia di partecipazione, puoi migliorare e dare spinta agli artisti: regista, Francesco Micheli, dirige Fabio Luisi».

Quando l’apertura ufficiale del teatro dell’Opera?

«Il 16 ottobre con Le Villi di Puccini ideale prosieguo de La Rondine: festeggiamo un capolavoro poco frequentato. E un altro motivo per abbonarsi al Maggio: è questa la rete ideale per diffondere ideali e trasversalità sociale».

Perché, secondo lei, andare a teatro è...?

«L’ospedale dello spirito. Al teatro dell’Opera si può guarire dalla solitudine e dalla depressione, si viene per migliorare la salute dell’anima. E in più ci si diverte».