Il "Divino disincanto" di Carmelo Consoli

Le levigate poesie della sua ultima raccolta

Il 'Divino disincanto' di Carmelo Consoli

Il 'Divino disincanto' di Carmelo Consoli

Nel suo ‘Divino disincanto’, edito da Ladolfi, Carmelo Consoli, siciliano e fiorentino d’adozione, mostra padronanza del verso, in corrispondenza di qualcosa di risolto e di dolorosamente assimilato. Da una parte c’è il “tempo degli dei”, quando ci si affaccia alla vita in una stagione in qualche modo protetta da genitori e da cari, scandito da “zagare e gelsomini”; tempo di sbocciare, di profumare, in cui il tempo è eterno ed è percepito vitalmente come tale; storicizzando, è stato per tanti il tempo della pre-emigrazione dal sud al nord Italia. Il trasferimento disegna una linea di frattura, lungo la quale si cristallizzano i ricordi e gli affetti. E’ una geografia fisica e interiore che ci si porta dentro per sempre. Al di là di essa c’è il lavoro nella Toscana operaia, che fa maturare profonde scelte affettive, ma nella quale si percepisce come più forte una sorta di incrinatura, di senso di provvisorietà, che nell’adolescente aveva una sua indeterminatezza, suscitata dalla scoperta della criminalità organizzata (“quelle lame che spuntavano / luccicando al sole tra i banchi / delle pescherie? … una strana agitazione / ci covava dentro uomini in embrione / già pronti a comandare, picciotti a divenire”, e che nell’adulto, nel marito e nel padre, diventa consapevolezza dei fenomeni storici (gli studi di giurisprudenza, l’emigrazione dei poverissimi e le guerre), lo sfarinamento del tempo degli dei fino alla vedovanza. Il disincanto potrebbe portare alla depressione. Perché allora è divino? Perché nell’incrinatura che si è aperta passa la voce di Gesù, così come Consoli l’ascolta e la descrive in due suoi componimenti: “Forse è stato solo un sogno. / Un carro di angeli / sceso dal cielo /, / Un Gesù fiammante / che mi veniva incontro / li ho visti / una notte di settembre. ..” e “Rari i giorni tuoi nel mio cuore / rari i profumi del perdono / la gioia dell’accoglienza / di un fratello povero… il tuo abbraccio…. Dopo lunghi e lunghi anni di silenzio”. ‘Divino disincanto’, riassume Paolo Ruffilli nella sua prefazione, racconta “l’evoluzione della personalità che passa attraverso il complesso rapporto con i genitori, il periodo adolescenziale nel contatto con i coetanei e con i luoghi della propria infanzia, le prime avventure sentimentali, via via fino alla ricerca di un lavoro e alla conquista di un ruolo sociale nella propria esistenza”. Michele Brancale

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