
Emilia Vaglio
Firenze, 19 marzo 2023 – «Lei è l’unica commediografa italiana». Furono queste le parole del giornalista napoletano Antonio Ravel per cercare di spiegare a lei, Emilia Vaglio, in arte Paola Riccora, il motivo di quell’intervista. Donna fine, colta, intelligente, brillante ma al tempo stesso anche modesta e rispettosa, fu attiva per più di 50 anni affermandosi come testimone di quel teatro napoletano del XX secolo non solo dialettale. Divenne famosa per le sue sceneggiature anche a livello internazionale, ma a un certo punto fu però dimenticata, messa da parte, nonostante il suo grande contributo al teatro del ‘900.
A raccontare di lei sarà Mariagiovanna Grifi, dottoressa di ricerca in storia dello spettacolo e critica teatrale, in occasione della tavola rotonda che si terrà domani pomeriggio al Caffè Letterario delle Murate alle 17, insieme all’attore napoletano Vincenzo De Caro. "Emilia era la mia trisavola – dice – parlare di lei è stato un modo per conoscere anche parte della mia storia familiare e mi sono resa conto che dovevo raccontare questa storia con il cuore». La tavola rotonda sarà l’occasione per presentare anche il suo libro “Chiamatemi Paola Riccora. Come una signora dell’alta borghesia napoletana diventò commediografa di successo”.
Fin da piccola Emilia Vaglio sentì bruciarle dentro la passione per il teatro. Una passione che non si assopì neanche quando si sposò ed ebbe due figli. Ma a quei tempi sarebbe stato impensabile per una donna fare la sceneggiatrice teatrale. Immaginiamoci poi se doveva trattare di temi piccanti come, in effetti, all’inizio fece. Già perché Emilia Vaglio iniziò nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Erano tempi di crisi, anche le famiglie di ceto sociale elevato come il suo non se la passavano bene. Fu allora che pensò di cercare lavoro e a darle una possibilità fu Eugenio Aulicino, direttore del Teatro Nuovo di Napoli nel 1915. Inizialmente partì col tradurre e adattare commedie straniere al teatro napoletano, pochade dai temi peccanti, per poi giungere a opere originali prima romantiche e poi sempre più rappresentative della realtà familiare borghese, delle dinamiche relazionali che riflettono la quotidianità delle famiglie e del ruolo sempre più centrale che rivendicavano le donne, anticipando di molto le battaglie in nome del femminismo.
I suoi testi contribuirono sicuramente al successo di attori del calibro di Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani. Stimata anche da Pirandello e Matilde Serao, con il suo “Sarà stato Giovannino” (con protagonista De Filippo) la Vaglio iniziò a far apprezzare davvero il teatro napoletano anche al Nord. Proprio con De Filippo, al cui successo la Vaglio aveva sicuramente contribuito, la commediografa strinse una grande amicizia che purtroppo non durò a lungo per via di un litigio tra i due. Ma a recitare le sue commedie furono anche Carlo Pretolani, Dina Galli, Paola Borboni (che li fece arrivare fino in Sudamerica).
“Io e te”, “Fine mese” e “Sera di pioggia” tanto per citarne alcune. Commedie scritte in napoletano ma anche in italiano. Riusciva a raccontare con fluidità e senza tanti fronzoli l’amore romantico e gli intrighi amorosi, come in “Viate a vuuie”, ma anche la realtà nuda e cruda come in “Io e te”. Per anni si nascose dietro il nome di Paolo Riccora, che si trasformò in Paola Riccora per poi venire finalmente allo scoperto solo molti anni dopo. Si godette il successo, ma dopo la sua morte nel 1976 fu incomprensibilmente dimenticata. "Volevo rendere giustizia ad Emilia – conclude la Grifi – perché merita il giusto posto nella storia del teatro italiano”.