Firenze, il Duomo a colori: la sorpresa dal restauro

La novità è emersa durante il restauro della Porta dei Cornacchini

Firenze, 22 novembre 2022 - E’ sempre più lontana l’idea di un Medioevo buio, scuro, privo di luce e colore. In realtà, come raccontano sia le pale d’altare prevalentemente a fondo oro, le vetrate delle cattedrali e gli affreschi di tante chiese, proprio il colore era utilizzato come richiamo per i fedeli, associato alla bellezza e alla gloria di Dio. Si scopre adesso che nel Trecento persino il rivestimento marmoreo di Santa Maria del Fiore era probabilmente un riverbero di cromie, a esaltare il significato spirituale delle sculture che decoravano, e decorano ancor oggi, il Duomo fiorentino: l’azzurro del panneggio su Gesu Bambino, l’oro e argento per il manto damascato della Madonna, il bronzo sui capelli degli angeli. Insomma, si va componendo l’idea di un Duomo multicolor, con elementi scultorei ricchi di pigmenti, a risaltare e brillare sul geometrico e sobrio marmo bianco e verde delle pareti esterne.

La novità è emersa durante il restauro (VIDEO) della Porta dei Cornacchini, sul lato di via dei Servi, iniziato a settembre del 2021 e terminato pochi giorni fa. Durante la ripulitura sono emerse estese tracce di colore sul gruppo scultoreo in marmo della Madonna col Bambino e Angeli adoranti, realizzato tra il 1359 e il 1360, che confermano che il gruppo scultoreo era in origine policromo. "Rimuovendo considerevoli depositi di sporco superficiale e fenomeni di degrado di varia natura - hanno spiegato i restauratori e Vincenzo Vaccaro, consigliere dell’Opera del Duomo - è venuta alla luce la preziosa decorazione damascata della veste del Bambino, priva della lama metallica oramai perduta, la pupilla dell’occhio sinistro della Vergine e, in aree circoscritte, il colore azzurro, verde dell’interno del manto della Vergine e tracce di rosso sull’esterno oltre i toni di panna-avorio della veste dell’angelo sinistro. È la prima volta che vengono ritrovate tracce così estese di colore su sculture che decorano o decoravano l’esterno del Duomo di Firenze. In precedenza erano stati individuati minuscoli segni di doratura e di colore azzurro su altre sculture della Cattedrale".

Dagli studi avviati, ma che dovranno proseguire, con ogni probabilità la Madonna col Bambino e Angeli adoranti, attribuiti rispettivamente a Zanobi di Bartolo e Simone Talenti, non era l’unica delle decorazioni scultoree policrome di Santa Maria del Fiore, anche se oggi appaiono del colore bianco del marmo. Fenomeni di degrado ma anche interventi estetici e conservativi, eseguiti nei secoli precedenti, hanno contribuito alla loro perdita. "Un Duomo, dunque a colori, che insieme ai marmi bianchi, verdi e rosa delle facciate esterne e ai mosaici di color rosso e oro della facciata arnolfiana doveva togliere il fiato per la bellezza - ha detto Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo. L’emozionante scoperta di policromia sulle figure della porta dei Cornacchini della Cattedrale ci ricorda quindi che la Firenze della fine del Trecento inizi del Quattrocento era una città molto colorata, basti pensare al pavimento di piazza del Duomo, che era in cotto e i marmi bianchi, verdi e rosa che spiccavano su questo fondale rosso. La cattedrale aveva anche statue dipinte con dorature sulle ali degli angeli e sulle vesti, quindi una festa, una festa che abbiamo dimenticato e che ora iniziamo a riscoprire".

Il restauro della Porta dei Cornacchini e del rivestimento marmoreo del lato nord della Cattedrale di Firenze, per un totale di oltre 1.000 metri quadrati, è stato commissionato e diretto dall’Opera di Santa Maria del Fiore con il contributo della Fondazione CR Firenze sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza. L’intervento è stato eseguito dai restauratori della Leonardo srl.

"Potrà sembrare strano che sia data tanta importanza a una Porta di una chiesa, ma in realtà è il collegamento tra quello che si celebra nell’edificio e la vita normale delle persone - ha detto il cardinale Giuseppe Betori –. Fra l’altro è la porta che dava dirimpetto alle mura della città ed è quella da cui entravano i carichi di lana che venivano poi lavorati. Era una porta quindi legata all’economia, alla vita civile, alla vita delle famiglie della città".

"Ancora una volta - dichiara il presidente di Fondazione CR Firenze, Luigi Salvadori - il nostro incommensurabile patrimonio artistico ci riserva affascinanti sorprese. Un motivo ulteriore per destinarci energie e risorse come dimostra questo importante restauro. Collaboriamo da tempo con l’Opera di Santa Maria del Fiore, uno dei gioielli più preziosi di Firenze, così come destiniamo risorse al restauro dei nostri beni promuovendo anche con un bando rivolto espressamente a questo ambito. Abbiamo così consentito il proseguimento dell’attività, anche negli anni della pandemia, a 120 professionisti impegnati nelle diverse tipologie del restauro. La formazione è una delle nostre priorità e quella in campo artistico è una disciplina sempre più richiesta, anche a livello internazionale".

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