OLGA MUGNAINI
Cultura e spettacoli

Da Firenze a Forlì, gli artisti raccontano il Sommo Poeta

“Dante. La visione dell’arte” è il titolo della mostra che dal primo aprile fino al 31 luglio sarà allestita ai Musei San Domenico, con cinquanta opere provenienti dalla Galleria degli Uffizi

Eike Schmidt

Eike Schmidt

Firenze, 16 febbraio 2021 -  Non c’è artista, dal Duecento ai giorni nostri, che non abbia subito il fascino di Dante e del suo viaggio ultraterreno. Da Giotto a Casorati, dall’Angelico a Boccioni, la storia dell’arte è popolata dai suoi dannanti all’Inferno, e dei cherubini in Paradiso. Così, nel 700° anniversario dalla morte del Sommo Poeta, la Divina Commedia diventa un grande racconto per immagini, con più di trecento capolavori che saranno esposti dal 1° aprile al 31 luglio nei Musei San Domenico a Forlì, col titolo “Dante. La visione dell’arte”. 

Più di cinquanta delle opere in mostra, tra dipinti, sculture e disegni, provengono dalla Galleria degli Uffizi, coorganizzatrice dell’ evento insieme alla Fondazione Cassa Risparmio di Forlì. Tra queste, numerosi disegni di Michelangelo e dello Zuccari. E ancora i celebri ritratti del Poeta dipinti da Andrea del Castagno e da Cristofano dell’Altissimo.

La fortuna critica della Commedia ha attraversato i secoli, e non a caso la mostra presenta alcuni dei più importanti Codici miniati del XIV e XV secolo, per proseguire nella stagione rinascimentale, con la riscoperta neoclassica e preromantica fino alle interpretazioni romantiche e novecentesche. Sempre da Firenze arrivano infatti opere dell’Ottocento con Nicola Monti, Pio Fedi, Giuseppe Sabatelli, Raffaello Sorbi e il capolavoro di Vogel von Volgestein, Episodi della Divina Commedia.

Apposite sezioni saranno dedicate poi all’ampia e fortunata ritrattistica dedicata all’Alighieri nella storia dell’arte, al tema del rapporto tra Dante e la cultura classica, alla figura di Beatrice, che il Poeta eleva ad emblema del rinnovamento dell’arte e delle sue stesse positive passioni.

Ma perchè Forlì e non la sua amata Firenze? Perchè in Romagna Dante trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, presso i signori ghibellini Ordelaffi. E a Forlì fece ritorno anche in seguito. Il luogo della mostra, curata da Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca, diventa allora l’occasione per valorizzare un territorio che è ponte naturale tra Toscana ed Emilia-Romagna. «E’ importante ritrovare in Dante non solo un simbolo di unità nazionale - afferma il direttore degliUffizi, Eike Schmidt –, ma anche un riferimento culturale comune. La mostra sarà occasione per ripensare all’importanza che l’opera dantesca riveste ancora nei nostri tempi».   

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