MAURIZIO COSTANZO
Cultura e spettacoli

29 luglio 1944, il giorno del terribile annuncio ai fiorentini: “Lasciate le case"

La città si preparava alla distruzione imminente dei suoi ponti: tre ore per chiudersi in casa, con porte e finestre sbarrate. In 5mila evacuarono rifugiandosi a Palazzo Pitti. Chi si trovava per strada poteva essere ucciso dai soldati

Firenze, distruzione dei Ponti

Firenze, distruzione dei Ponti

Firenze, 29 luglio 2025 -. Era il 29 luglio del 1944 quando furono affissi a Firenze dei manifesti che fecero piombare i fiorentini nella paura. In pratica il comando nazista ordinava a chi abitava delle zone vicine all'Arno, da entrambe le sponde, di evacuare le loro case, e alla svelta. La città si preparava infatti alla distruzione imminente dei suoi ponti, che avvenne tra il 3 e il 4 agosto, e all'evacuazione dei suoi abitanti. Con mezzi di fortuna, tantissime famiglie, cioè migliaia di fiorentini, dovettero lasciare le proprie abitazioni diventando di fatto profughi nella propria città. In 5mila si rifugiarono a Palazzo Pitti.

I nazisti avevano intenzione di minare i ponti della città per rallentare l'avanzata degli Alleati. Alle ore 14 del 3 agosto del 1944 i tedeschi affissero per le strade di Firenze altri manifesti con lo stato d’emergenza: i fiorentini avevano tre ore per chiudersi in casa, con porte e finestre sbarrate. Avvisarono anche che avevano l’odine di sparare a chiunque avessero trovato per strada. I tedeschi dovevano guadagnare tempo per terminare la costruzione della Linea Gotica, la grande linea di difesa sulla dorsale appenninica fra La Spezia e Rimini. L'ordine di evacuazione fu un chiaro segnale della prossima distruzione dei ponti.

I tedeschi fecero tabula rasa di tutto, ma fu uno spregio inutile perché gli alleati in pochi giorni costruirono il ponte Bailey che permetteva di attraversare l’Arno. Dalle ore 22 del 3 agosto fino all’alba del 4 agosto una serie di esplosioni distrussero Ponte alla Grazie, Ponte Santa Trinita, Ponte alla Carraia, Ponte San Niccolò, alla Vittoria escluso Ponte Vecchio. Appena poterono, i fiorentini fecero la fila per attraversare l’Arno sulle macerie dei ponti distrutti o lungo il ponte Bailey, per andare al di là d’Arno, a riappropriarsi della propria identità e vedere con i propri occhi se Firenze c’era ancora ed era viva. Maurizio Costanzo