5. Quintalto tra 'Amore, pasticci e altri guai'

Il viaggio nella provincia profonda di Elena Andreini

La copertina di 'Amore, pasticci e altri guai' di Elena Andreini

La copertina di 'Amore, pasticci e altri guai' di Elena Andreini

Firenze, 17 luglio 2018 - Quintalto è un tranquillo Comune della Piana fiorentina, ma è simile a tanti altri Comuni italiani. Un luogo dove, apparentemente, non accade niente ma, in realtà, si intrecciano relazioni, rapporti, gelosie in grado di scatenare eventi imprevedibili e anche divertenti colpi di scena. In questo microcosmo, immaginario ma non troppo, la vita dei suoi abitanti viene sconvolta quando torna dopo alcuni anni Rebecca diventata una diva del teleschermo. Ricordi, amori, invidie, passioni e delusioni, ma anche pasticci si aggrovigliano e scatenano una serie di eventi pirotecnici legati all’inaugurazione delle nuove terme all’interno delle cave cittadine. Alla fine, come in ogni ‘commedia’ che si rispetti, tutti i nodi si scioglieranno e Quintalto tornerà alla più o meno sonnacchiosa vita di tutti i giorni vegliato ancora dal bel sindaco Memè, rieletto con una percentuale record di consensi.E’ questa la trama, molto bene articolata, di 'Amore, pasticci e altri guai' di Elena Andreini, giornalista che da tanti anni cura l'informazione nella Piana fiorentina. Il romanzo di Andreini fa entrare nella vita concreta della provincia prossima alla città, quella del terziario e più avanzata del generico “hinterland”, attraverso una storia dai riverberi che arrivano nelle case di tutti non tanto attraverso la televisione (che nel romanzo gioca peraltro un ruolo non secondario) quanto il passavoce di casa in casa, di circolo in circolo, di parrocchia in parrocchia, di mercatino in supermercato, con l'aggettivazione conseguente (“ripittata”, “ripicchiata”, “quella scema”, la "santarellina") e i soprannomi (tipo 'Occhialoni') che fanno dimenticare i nomi.Al di là dell'apparente leggerezza, emerge una certa disperazione mitigata dalla fedeltà e dalla voglia di vivere (ben ritratta nelle due coppie di Dorina e Max e di Marta e Bengi) oltre la solitudine che il tempo, l'abitudine, la crisi economica, scava nella vita delle persone, di giorno in giorno, fino a cambiarne i tratti interiori e anche esteriori. E ci sono anche Ginetta e Centimo (è molto espressiva la sua frase sugli oggetti che cambiano posto nella sua testa) con le loro alzate di testa che però risultano salvifiche e dotate di senso. C'è il sorriso della realtà e la compassione che diventa risata come nell'inagurazione delle terme. Ci sono i pettegoli messi poi in scacco, il sindaco irrisolto e c'è il vuoto di tre ragazzine su quattro; vuoto prodotto dall'assenza di sogni che non siano – in definitiva - quelli di fare soldi. C'è un po' la “dolce vita” dei periferici che si sentono arrivati quando appaiono come spalle in una fiction o che sfondano dopo aver vinto le selezioni di Missqualsiasi cosa nei centri commerciali. Tuttavia con Elena Andreini la commedia prevale sul dramma.

Michele Brancale 

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