ERIKA PONTINI e LEONARDO BIAGIOTTI
Cronaca

Nanz: "I sindaci illuminati ripensino l’Europa"

Intervista alla presidente dell’Istituto universitario europeo: "Mancano politici leader e avanzano movimenti di estrema destra e egoismi"

Patrizia Nanz, presidente dell’istituto universitario europeo di Fiesole

Patrizia Nanz, presidente dell’istituto universitario europeo di Fiesole

Firenze, 17 gennaio 2025 – "Firenze, con la sua arte e la sua storia è l’emblema dell’Europa e può rivestire un ruolo simile a quello che ha avuto con Giorgio La Pira sindaco: allora per promuovere la pace, adesso per ripensare il sogno europeo". Un sogno infranto?

"Vedo un’Europa tecnocratica, con tanti egoismi nazionalisti, poca leadership, l’avanzata di movimenti di estrema destra e poca visione e invece la spinta può partire proprio dai sindaci europei illuminati che potrebbero trovarsi qui, a Firenze, per ripensare insieme le nostre comunità e il sogno europeo".

Patrizia Nanz è la presidente dell’Istituto universitario europeo di Fiesole, una delle realtà accademiche più blasonate al mondo. Fondata negli anni ’70 per volere degli Stati fondatori dell’Ue e finanziata dagli Stati membri forma giovani talenti (ci sono oltre mille tra dottorandi, studenti di mater e professori provenienti da tutto il pianeta) e custodisce l’archivio dell’Unione. Ma Nanz, politologa tedesca, un’esperienza anche nell’editoria milanese, immagina un’università più aperta al territorio, più vicina alla città.

L’EUI come ponte tra il mondo accademico e le politiche europee: in che modo?

"Non facciamo solo ricerca, ma interagiamo con la società civile nella convinzione che nessun settore è in grado di andare avanti da solo verso un mondo più sostenibile. Cerchiamo di favorire una comunicazione nei due sensi e questo è raro per l’università perché normalmente si limita alla comunicazione, al dibattito pubblico o alla creazione di start up. Noi cerchiamo invece di co-creare idee, di offrire uno spazio di riflessione comune per concentrarsi insieme sul bene comune".

In occasione delle proteste partite dalle Università americane contro il genocidio a Gaza anche lei si era espressa in difesa degli spazi di discussione...

"Resto sempre dello stesso parere, ovvero che l’università deve essere uno spazio protetto in cui docenti e ricercatori possano porre tutte le domande, anche quelle che sfidano cioè che diamo per scontato, purché ciò avvenga con rigore intellettuale e rispetto della dignità di coloro che sono coinvolti. Studenti e ricercatori hanno organizzato alcuni workshop che sono andati molto bene".

Il suo predecessore aveva ipotizzato di cancellare la parola Natale per la tradizionale festa di fine anno all’istituto in nome dell’inclusività. Progetto abortito?

"Sì. Festeggiare il Natale non vuol dire escludere qualcuno. In Italia e in Europa c’è un forte legame con la tradizione culturale. Una società più inclusiva si costruisce sul dialogo ed il rispetto reciproco".

L’Istituto fornisce consulenze all’Unione Europea? Quali?

"Ci occupiamo di ricerca e di ricerca applicata in un rapporto molto stretto con l’Ue, adesso stiamo preparando un’analisi sul rapporto Draghi relativo alla competitività. L’obiettivo però è non pensare solo ai dati tecnici, ma avere uno sguardo più riflessivo, fornire un orientamento, vedere i problemi nel loro insieme".

La cancelleria di Berlino è stata per anni la più importante nel panorama europeo. Adesso con la crisi dell’automotive e le difficoltà politiche che tipo di Germania vede?

"La Germania è in profonda crisi, perché per decenni ha puntato soprattutto sulla ricchezza nazionale trascurando il bisogno di creatività, resilienza e spirito innovativo. Quando l’economia è uscita dal carbone, la Germania ha pacificato le regioni colpite con i soldi, ma ora, per la crisi delle auto, le risorse non ci sono più. Il problema però è che la gente si aspetta che si faccia come sempre. Adesso dipenderà molto dalle capacità di leadership in tutti i settori".

Si spieghi meglio…

"Vedo sempre meno persone che osano assumersi dei rischi, che dicono ciò che pensano in modo diretto e che sono più interessate a mantenere una poltrona piuttosto che a cambiare le cose. Infatti, stiamo vivendo una crisi di leadership nel mondo. Come La Pira ce ne sono pochi, ma certamente più fra i sindaci che fra altri politici tecnocrati interessati solo a mantenere il potere".

Se pensa, al contrario, a qualcuno che rappresenti una leadership coraggisosa?

"Gli autori del manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni che furono aiutati da Ursula Hirschmann per la diffusione. E’ il primo documento che promuove l’unità politica europea: gli autori erano confinati a Ventotene e furono coraggiosi".

L’intelligenza artificiale è un’opportunità?

"E’ un mezzo. Non è né cattivo, né buono, ma non si può in alcun modo derogare alla creatività umana. Per questo è fondamentale avere università che studiano e promuovono le scienze umane, sia per le amministrazioni che per la società. L’IA verrà usata sempre di più, ma non se ne può fare un buon uso senza una grande esperienza professionale. E’ un pericolo lasciarla nelle mani di chi non ha capacità, perché non può essere una scorciatoia. Servirà sempre il pensiero critico e analitico dell’uomo: la creatività umana non può essere sostituita, anche le big tech lo sanno e ci puntano nell’upskilling del loro personale".

Secondo lei cosa può fare l’Europa per essere più coesa?

"Il progetto europeo non sembra essere appetibile per gli Stati membri proprio quando invece dovrebbe esserlo di più, perché per la difesa, ad esempio, non possiamo più dipendere dagli Usa o dalla Russia per l’energia. E’ proprio il momento di pensare insieme all’Europa, invece avanzano movimenti di estrema destra nazionalisti e finora c’è poca fiducia in una politica progressista. I partiti tradizionali fanno fatica a proporre un progetto europeo che coinvolga i cittadini; l’Ue dovrebbe essere più appetibile, non legata ai tecnicismi e all’egoismo degli Stati membri, altrimenti non andremo da nessuna parte. Se uno pensa ai Paesi fondatori, l’Italia è quello che in questo momento ha una maggiore stabilità e sarebbe bellissimo che arrivasse proprio dall’Italia un segnale per l’Europa, come già fatto con il manifesto di Ventotene".