"Welcome Barerarerungar". La mostra di Maree Clarke

Al Mad Murate Art District da oggi fino al 28 luglio . La prima monografica. in un’istituzione pubblica.

"Welcome  Barerarerungar". La mostra di Maree Clarke

"Welcome Barerarerungar". La mostra di Maree Clarke

FIRENZE

Arriva ‘Welcome to Barerarerungar’, la prima monografica in una istituzione pubblica europea dell’artista indigena australiana Maree Clarke: la mostra La mostra - curata da Valentina Gensini e Renata Summo O’Connell, prodotta da MUS.E nell’ambito del Progetto iva, da Università degli Studi di Firenze nell’ambito del Progetto Fuori Sede in occasione del centenario dell’Ateneo fiorentino e realizzata con il contributo di Fondazione Cr Firenze - presenta opere site-specific realizzate nel corso della residenza presso ilMurate Art District e si sviluppa in due diverse sedi, il Mad e il museo di Antropologia e etnologia-sistema museale di Ateneo. Sarà possibile vedere le installazioni dal 12 aprile al 28 luglio. Il corpus centrale vede opere realizzate per il percorso espositivo di Mad e installazioni sulle facciate delle antiche carceri del complesso delle Murate, avviando una conversazione con la storia coloniale europea attraverso un’imponente opera che abita il cuore del museo di Antropologia. "L’invito alla pluripremiata artista Maree Clarke – ha spiegato Gensini - che propone la prima monografica in una istituzione europea ci riempie di orgoglio per molte ragioni: l’importanza che attribuiamo oggi alla decolonizzazione dello sguardo attraverso percorsi di eccellenza che consentano di cambiare il punto di vista, trova nei suoi lavori un’occasione unica e di straordinaria qualità artistica; il percorso proposto sollecita temi ecologici al centro dell’agenda mondiale, e scopriamo che le antiche culture ancestrali hanno conoscenze da cui noi occidentali abbiamo molto da imparare, infine ci piace pensare che l’attenzione deputata dall’artista alla natura e alla vegetazione toscana rappresentino un viatico ed un insegnamento fondamentale per i giovani artisti e studenti che hanno lavorato e riflettuto con lei in questo mese di residenza al Mad". O’Connell ha affermato che il lavoro "unisce profondamente l’Arno e la sua città a una cultura lontana, attraversando il tempo e gli emisferi, in un generoso gesto di accoglienza".

Niccolò Gramigni

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