Le vittime del Mostro di Firenze sfregiate un’altra volta

Divelta la targa di marmo posta un mese fa nella piazzola di Scopeti in ricordo dei fidanzati francesi ammazzati nel 1985

La lapide divelta (foto Germogli)

La lapide divelta (foto Germogli)

Firenze, 21 ottobre 2020 - Le vittime del Mostro di Firenze sfregiate un’altra volta, a distanza di 35 anni. La lapide che poco più di un mese fa era stata posta nella piazzola di Scopeti in ricordo delle ultime vittime della calibro 22, è stata divelta e gettata nella macchia. La targa "parlava" francese, la stessa lingua di Nadine Mauriot e Jean Micheal Kraveichvili, la coppia di fidanzati che venne trovata uccisa da un cercatore di funghi nel settembre del 1985. Dopo quel duplice omicidio, il mostro, che aveva già ucciso 14 volte nell’arco di 17 anni, si fermò. "A Nadine e Jean Michel che non ci sono più, alla giustizia che non è mai stata fatta", dice la scritta che un gruppo di follower di Francesco Cappelletti, autore del libro "Delitto degli Scopeti, giustizia mancata", ha fatto incidere sul marmo, dopo aver raccolto i soldi necessari su Facebook. Sul danneggiamento indagano i carabinieri. Non è la prima volta che accade qualcosa di sinistro intorno alle lapidi: a Vicchio i Ros hanno recentemente trovato un rilevatore gps nascosto dietro le croci che ricordano le vittime del 1984, Pia e Claudio.

In questi giorni, il giudice Angela Fantechi sta decidendo le sorti degli ultimi due indagati, il legionario di Prato Giampiero Vigilanti e il medico fiorentino Francesco Caccamo. Per entrambi, il procuratore aggiunto Luca Turco ha chiesto l’archiviazione, non ritenendo possibile, a distanza di così tanto tempo dagli eventi, poter corroborare ulteriormente il quadro indiziario "fragile e incerto" emerso a carico del 90enne pratese.

Ma mentre la posizione del medico, tirato in ballo dalle dichiarazioni di Vigilanti, sembra univocamente destinata all’archiviazione con tante scuse, il mosaico di elementi emersi a carico dell’ex combattente della Legione Straniera e ’becchino’ dell’Ofisa negli anni ’70, secondo il legale delle vittime francesi Vieri Adriani non è così traballante. Tant’è che oppononendosi all’archiviazione ha chiesto al giudice quanto meno un’integrazione di indagine su fronti ancora non completamente esplorati. Compreso il rinvenimento delle rilevazioni riguardo all’orma di uno scarpone di cui parlano le carte proprio del delitto di Scopeti. Impronta che non venne rilevata da nessuno perché troppo frettolosamente giudicata un inquinamento della scena.

ste.bro.

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