
Maltrattamenti su minori (Foto d'archivio Ansa)
Firenze, 13 dicembre 2022 - I «giochi» del fratellastro più grande, taciuti per anni forse per vergogna o per un’intricata dinamica familiare, emersero con forza nel tema che lei, una studentessa delle medie, consegnò alla sua insegnante di italiano.
La docente (di un istituto fiorentino), forse consapevole che non è la prima volta che è quella la forma scelta dagli adolescenti per far emergere quello che invece rimane sotterrato dentro, raccolse la denuncia contenuta nel compito in classe e fece sì che si avviasse un’indagine.
Che ora, potrebbe portare a giudizio il giovane (di poco maggiorenne all’epoca dei fatti, oggi più adulto) con l’accusa di violenza sessuale e corruzione di minore.
Dinanzi al gup, Angelo Antonio Pezzuti, si sta svolgendo l’incidente probatorio, atto determinato a congelare una prova deteriorabile come il ricordo della presunta vittima. Perché oltre alla comprensibile volontà di dimenticare, c’è il tempo che è passato che non va in aiuto del ricordo.
Già quel tema di "denuncia", da cui è partito tutto, è stato scritto a distanza di qualche anno da quei suoi approcci con il sesso che sarebbero stati dettati dal fratello più grande (figlio di una precedente relazione di un genitore) quando lei frequentava la scuola elementare, intorno ai nove anni. E altro tempo è passato da quel tema, al procedimento incardinato oggi presso la procura di Firenze.
Ieri, i primi passi: con il supporto dell’avvocato Sonia Michelacci, la ragazzina è stata giudicata capace di rendere la sua testimonianza.
Si torna in aula (a porte chiuse) la prossima settimana per il completamento dell’incidente probatorio, che sarà condotto dal sostituto procuratore Giovanni Solinas.
Oggi, le vite dei due fratelli non di sangue si sono separate. La denuncia forse aumenterà ancora di più la frattura.
E agli atti del procedimento resta quel tema in cui la ragazzina affondò nei suoi ricordi, per far affiorare un passato che, stando a quel compito fatto in classe, non poteva né doveva seppellire.
Come confermano anche fonti investigative, sovente la forma della scrittura è il modo con cui vincere paure e timidezze e denunciare casi di violenza sessuale che si consumano in ambito familiare.
In questo caso, i dettagli narratu dalla ragazzina nella sua composizione, non sono sfuggita all’insegnante, che con delicatezza, ma con fermezza, ha fatto in modo che quella richiesta di aiuto non restasse inascoltata.
Adesso tocca alla magistratura ricostruire se davvero i fatti sono quelli denunciati.