REDAZIONE FIRENZE

‘Verità per Rossella Casini’ E gli bruciano la macchina

Enzo Infantino tiene viva la memoria della 20enne fiorentina scomparsa in Calabria: era innamorata di un ragazzo di una famiglia di ’ndrangheta

FIRENZE

Il ricordo di Rossella Casini, giovane martire fiorentina scomparsa il 22 febbraio 1981 in Calabria, uccisa e fatta sparire nel contesto di una faida che coinvolse il suo amore conosciuto a Firenze, torna ad essere offeso e svilito. Stavolta in modo indiretto, ma nemmeno tanto. Giovedì notte qualcuno ha bruciato la macchina di Enzo Infantino, un figlio di quella regione martoriata dalla mafia locale, ’ndrangheta, ndrine e cosche, che oggi primeggia sulle altre organizzazioni criminali mafiose e tratta affari colossali in Europa, a livello internazionale. Il gesto potrebbe essere messo in diretta correlazione con l’impegno antimafia di Infantino, uno dei pochi, pochissimi a prendere a cuore la tragedia di Rossella Casini. E a tenere vivo il suo ricordo. A Palmi, dal 22 febbraio scorso, una strada porta il nome della giovane vittima della ‘lupara bianca’. Quel giorno, in provincia di Reggio Calabria, svettò anche il Gonfalone di Firenze, presenti Luca Milani presidente del Consiglio Comunale e una delegazione. C’è voluto un impegno pluridecennale perché la Calabria, Palmi, tributasse un omaggio a Rossella. E Infantino ha avuto un ruolo decisivo, ha ricordato sempre il sacrificio della giovane per mano di appartenenti alle cosche. Nel novembre 2019 venne a Firenze, ricevuto in Consiglio Comunale insieme al ‘Coordinamento Rossella Casini’, dopo anni di manifestazioni, dibattiti, convegni. Ecco perché ora questo gesto vile, un avvertimento in ‘puro’ stile mafioso, offende Infantino. E la memoria della sventurata ragazza.

Ricordiamo la sua tragica parabola. A Firenze si innamorò, ricambiata, di uno studente calabrese, Francesco Frisina; viveva nel suo stesso palazzo, a Borgo la Croce. Non poteva sapere Rossella che il suo amore era un ragazzo d’una famiglia di ’ndrangheta di Pami. Se ne accorse a sue spese. Estate 1979: sicari del clan rivale uccisero il padre di Francesco. Mesi dopo anche il ragazzo fu ferito in modo grave, alla testa. Lei non si arrese. Non rinunciò a lui, né a battersi per lui. Perché, lui e lei, potessero costruirisi un futuro migliore. Lo convinse a farsi ricoverare in Toscana. Ma i familiari del ragazzo intervennero, lo fecero ricoverare a Torino, l’intenzione del giovane di collaborare fu stroncata miseramente. In uno dei suoi viaggi successivi a Palmi, Rossella svanì. Raccontò anni più tardi un pentito che ‘dall’ambiente’ delle cosche, era partito un ordine, raccapricciante, facilmente intuibile: eliminarla. La ragazza dava fastidio. La procura ritenne attendibili le dichiarazioni. Ma non riuscii mai a scovare i responsabili.

g.sp.