Venti di guerra, rincari e meno salute I fiorentini tagliano frutta e verdura

Si compra soltanto lo stretto necessario. E i consumi crollano del 9%, la soglia più bassa da inizio secolo . Coldiretti: "Ogni persona ne mangia meno di 400 grammi al giorno. E i prezzi della pasta aumentano".

Venti di guerra, rincari e meno salute  I fiorentini tagliano frutta e verdura

Venti di guerra, rincari e meno salute I fiorentini tagliano frutta e verdura

di Rossella Conte

Con il caro prezzi e il cambiamento climatico che ha decimato i raccolti, i fiorentini hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che crollano del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Toscana sulla base dei dati Cso Italy. I consumatori, secondo la rilevazione, hanno ridotto del 17% le quantità di pere, del 11% le arance e l’uva da tavola, dell’8% le pesche, le nettarine e i kiwi e del 5% le mele mentre tra gli ortaggi crollano del 24% gli acquisti di asparagi e del 20% quelli di radicchio.

Una riduzione significativa che ha effetti sulla salute dei consumatori. Ciò nonostante, per effetto dell’inflazione, dei rincari energetici e della siccità, i toscani hanno speso di più: 150 milioni di euro solo per acquistare verdura e 60 milioni per la frutta nel 2022. "Le persone comprano molto meno, solo lo stretto necessario. Gli stipendi sono gli stessi e nel frattempo è aumentato tutto: utenze, carburante e così via. È chiaro che i soldi per la spesa di tutti i giorni sono diminuiti" sottolinea Paolo Caciolli che da oltre 40 anni vende frutta e verdura all’interno del mercato centrale.

Anche Sabrina Ermini dell’ortofrutta di via dei Servi è dello stesso parere: "Le persone sono molto più oculate negli acquisti. Cercano di risparmiare e comprano il giusto. Non esistono più le spese di un tempo". Nel 2022 cala al 16,8% la quota di popolazione di 3 anni e più che ha consumato giornalmente almeno 4 porzioni di frutta eo verdura che ora si colloca su livelli significativamente più bassi rispetto a quanto registrato nel periodo 2015-2018, quando tale indicatore raggiungeva quasi il 20% secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del rapporto sul benessere dell’Istat.

Il brusco calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. In controtendenza rispetto al dato generale, invece, si registra un aumento degli acquisti direttamente dal produttore e nei mercati, secondo un’analisi effettuata da Fondazione Campagna Amica. I rincari non risparmiano la pasta. In un anno il prezzo medio per acquistare un chilo di pasta, secondo l’Osservatorio dei prezzi del Ministero del Made in Italy, è aumentato in maniera spaventosa passando da 1,5 euro a 2,11 euro con incrementi anche del 58% e con punte fino a 3,8 euro per alcune tipologie.

Gli aumenti più significativi, stando ai dati Coldiretti, si registrano a Firenze (+52%) che si colloca subito dopo Siena (+58%), la città toscana più cara. Ma se da un lato i prezzi della pasta continuano a salire, dall’altro le quotazioni del grano duro continuano a scendere. A denunciarlo è Coldiretti Toscana: "E’ evidente che i prezzi della pasta non sono aumentati per colpa degli agricoltori che oggi ricevono per il grano duro il 30% in meno rispetto allo scorso anno – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – In media il prezzo della pasta è cresciuto del 41% su base regionale, ben al di sopra del dato nazionale. Serve fare chiarezza al più presto a tutela dei consumatori e delle imprese agricole anche alla luce della nuova normativa sulle pratiche sleali". Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al dettaglio. A Firenze siamo passati da 1,42 euro a 2,17 euro al chilo.

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