Una città che vive di antichi ricordi

Questa città è noto che vive di rendita. La rendita abitua alla pigrizia e si confida sul senso critico dei turisti, che visitando i musei torneranno a casa con un bel ricordo di Firenze.

Nei musei ci sono le opere dei grandi pittori e scultori dei bei tempi andati, di cinquecento e seicento anni fa.

E poi che cosa è successo a Firenze? I pigri sfruttatori della Firenze che fu, dicono che ai turisti non gliene importa nulla di quello che è successo dopo i secoli d’oro e a questa mentalità si adattano gli operatori culturali, o presunti tali, che assecondano questo andazzo. Il risultato è che la Firenze dell’Ottocento e del Novecento, per riferirsi agli ultimi due secoli, è sconosciuta alla maggior parte dei fiorentini e totalmente al resto del mondo.

Anche il Museo del Novecento, in piazza Santa Maria Novella, procede per tentativi. Non ha mai fatto un’antologica dei pittori e degli scultori della seconda metà del secolo scorso. Soprattutto i pittori hanno rappresentato un momento importante della storia dell’arte contemporanea italiana.

Penso in particolare a Ottone Rosai, Faraoni, Mario Fallani, Piero Vignozzi, Sergio Scatizzi, Silvio Loffredo, Capocchini, Tirinnanzi, Caponi. In altre parole dietro il grande Rosai ci sono pittori fiorentini, o che hanno vissuto a Firenze, che hanno seguito il realismo poetico rosaiano, con diverse inclinazioni iconografiche.

Pittori che sono stati invitati alla Biennale di Venezia - come Vignozzi e Fallani - o che hanno esposto nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, come Scatizzi.

Alcuni sono stati docenti all’Accademia di Belle arti di Firenze. Non fare una mostra antologica di questi pittori è un vulnus per la cultura fiorentina.

La Regione Toscana, il Comune di Firenze e il Museo del Novecento, che sono culturalmente spente, potrebbero iniziare una nuova stagione cominciando a far vedere quel che è successo in questa città che vive solo di pigrizia e di antichi ricordi, come se di recente fosse stata abitata da fantasmi lontani dall’arte.

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