Un pugno al Parkinson, la boxe come cura

L’associazione sostiene i malati nell’attività sportiva: "Studi dimostrano il miglioramento dei riflessi e della velocità di movimento"

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di Andrea Mucci

L’associazione ‘Un gancio al Parkinson’ aiuta chi vive questa malattia proponendo la disciplina del pugilato come sostegno fisico e psicologico. Per il presidente dottor Maurizio Bertoni della Training Lab, che ha importato dall’America questa tecnica, "l’associazione collabora con l’Università di Firenze e dell’Ohio e si sono appena conclusi due studi, presto pubblicati, che mostrano il miglioramento nella velocità di movimento dei malati attraverso la boxe". Altri due studi sono in ponte con la Duke University e le Università di Firenze e dell’Ohio per valutare i movimenti e le capacità visuo-motorie dei pazienti grazie a sofisticate apparecchiature donate dal Rotary Firenze.

In progetto collaborazioni a Chianciano, Roma e Viterbo, vista la grande richiesta per un’attività, la cui intensità tiene lontana la noia. Molto successo ha avuto nel corso dell’anno una collaborazione con il Calcio Storico Fiorentino, con i calcianti in veste di istruttori. Questo progetto innovativo sfrutta aspetti tecnici della boxe come l’equilibrio, la stabilità, la reattività, la coordinazione occhio mano, preziosi per chi soffre di questa malattia. Agli esercizi fisici, che vanno dai pugni al sacco ai salti con la corda, si uniscono quelli cognitivi, fondati sulla reazione a stimoli visivi. Il Comitato scientifico dell’associazione, che si avvale di due neurologhe, si è per ora dedicato al Parkinson. "Con la pandemia c’è stato un importante aumento degli iscritti ai corsi, che prevedono due sedute a settimana in gruppi di tre persone".

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