Un posto d’onore per Salvemini

Quando passo per piazza Gaetano Salvemini subito mi viene in mente la vita di questo professore di storia nell’ateneo fiorentino che ha segnato tante esistenze di uomini che hanno lottato, grazie al suo insegnamento, per la libertà e la giustizia. In qualche modo anche io mi sento suo allievo per interposta ammirazione. Infatti nei primi anni ’70 del secolo scorso fui tra i fondatori del centro universitario Giuseppe Donati. Donati (1889-1931) era stato uno dei migliori allievi di Salvemini e diventato direttore de “Il Popolo”, organo del PPI di Don Luigi Sturzo, ingaggiò una lotta senza quartiere contro il nascente regime fascista accusando i principali complici di Mussolini di aver ordinato gli assassinii di Don Minzoni e Giacomo Matteotti. Donati morì in esilio a Parigi. Salvemini fu il suo maestro di storia, come di altri due martiri dell’antifascismo, Nello Rosselli e l’anarchico Camillo Berneri. Nello assieme al fratello Carlo, ambedue fiorentini, erano i fondatori con Salvemini di “Giustizia e Libertà” e furono uccisi insieme nel 1937 dai fascisti francesi su mandato di quelli italiani. Camillo Berneri, altro allievo di Salvemini, fu ucciso a Barcellona nel 1937 dai comunisti. Salvemini (1873–1957) è stato uno storico scomodo perché raccontava gli avvenimenti frugando anche nella storia dei protagonisti, per questo scrisse “Il Ministro della malavita” dedicato a Giovanni Giolitti, raccontando i brogli elettorali dei prefetti nelle elezioni politiche precedenti all’avvento di Mussolini. Questo gli costò infinite polemiche perché in molti ritennero che la sua avversione a Giolitti risalisse al fallimento della sua candidatura al parlamento nel collegio di Molfetta nel 1912 grazie alle manovre degli agenti elettorali di Giolitti. Non era vero, ma pur di criticare questo grande maestro di libertà che per tanto tempo, prima e dopo la caduta del Fascismo, ha insegnato all’Università di Firenze, tutte le polemiche erano buone. Ma Gaetano Salvemini che ebbe distrutta la famiglia nel terremoto di Messina nel 1908, non si preoccupò mai di queste polemiche personali. Per tutto quello che ha fatto merita un posto d’onore nella memoria anche di Firenze.

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