Uffizi, chiusura evitata "Io lavoro a Capodanno Impossibile senza di noi Ma dev’essere una scelta"

L’orgoglio dei dipendenti della ditta ’Opera’: "Siamo stati più bravi di Comune e Stato, a novembre avevamo già fatto la contrattazione". Giusto esserci a Natale? "Con i volontari retribuiti con extra compenso"

Migration

di Ilaria Ulivelli

Per lei è una rinuncia o un privilegio lavorare al museo nei giorni ’rossi’ del calendario?

"Il lavoro non può essere mai eccessivamente un peso, è importante che ci sia. Ma vede, il punto centrale è che venga data ai lavoratori l’opportunità di scegliere se vogliono lavorare anche nei giorni non previsti dal contratto. E di cercare, nella contrattazione, un punto di incontro. Se si vuole si trova sempre". Riccardo Pollastri lavora all’accoglienza dei visitatori alla Galleria degli Uffizi. E’ uno dei 70 degli oltre 300 dipendenti dell’azienda privata Opera (che in appalto fornisce servizi aggiuntivi aggiuntivi e di allestimento mostre ai musei statali) che consentirà di scongiurare la chiusura di Capodanno.

Con i soli dipendenti gli Uffizi non avrebbero potuto aprire?

"Con l’ulteriore richiesta di personale arrivata in extremis dalla direzione delle Gallerie degli Uffizi non sarebbe stato possibile aprire il primo gennaio se non ci fossero stati i 70 dipendenti di Opera che straordinariamente durante le festività svolgono la mansione di sorveglianza".

Quindi siete voi a garantire l’apertura del museo...

"Piaccia o non piaccia è incontrovertibile: a Firenze, i lavoratori in appalto stanno garantendo tutte le aperture straordinarie programmate per il 26 dicembre, il primo e il 2 gennaio del più importante museo statale italiano"

Lei fa parte della Rsu di Opera. Insieme a Filcams Cigil volete sottileare l’importanza del vostro lavoro. Come avete trovato un punto di equilibrio?

"Siamo stati più bravi delle varie amminstrazioni. Abbiamo fatto una contrattazione sindacale che si è chiusa il 18 novembre sulle ipotetiche aperture nelle festività. Abbiamo raggiunto un buon risultato, i lavoratori ricevono un compenso straordinario importante".

Perché questa rivendicazione?

"Una volta per tutte dev’essere chiaro che siamo indispensabili. Non ci si può ricordare di noi solo in queste occasioni ma anche quando ci sono le gare d’appalto al ribasso che mettono a rischio il mantenimento di posti di lavoro e non valorizzano i lavoratori. Si cerca sempre di risparmiare sul costo del lavoro che siamo noi".

Avreste accettato di lavorare per Natale?

"Sì, se lo avessimo contrattato. Bisogna dare modo a un settore come questo di fare contrattazioni e non decidere di aprire dieci giorni prima senza preavviso".

Qual è la soluzione?

"Semplice. A inizio anno si decide il calendario, il Comune e lo Stato si prendono le loro responsabilità. E su base volontaria, con adeguato compenso, si apre senza sacrificare nessuno".

Ritiene sia giusto aprire i musei anche per Natale?

"Può essere giusto. Ma non è indispensabile: solo la sanità lo è. Tutto il resto dev’essere gestito diversamente. Durante la pandemia era stato detto che il tempo dev’essere ripensato, che bisogna rallentare. Ora è una rincorsa folle dietro a non si sa cosa".

Con la cultura però si mangia...

"Tutte le volte che cambia un governo si ripete che il turismo e la cultura nel nostro Paese valgono il 2% del Pil. Però poi si investe poco. E si fanno polemiche sterili esagerate. Basterebbe concretezza".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro