Tutti insieme per Stefano Bonaccini Una folla per il candidato segretario

Il pubblico delle grandi occasioni ha accolto il presidente dell’Emilia Romagna a Limite sull’Arno "Il Pd deve essere popolare, non populista, e questo significa essere dove la gente vive, lavora, studia"

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di Francesca Cavini

Non c’erano più nemmeno posti in piedi. E va detto, per chi non conosce il locale, che la sala delle adunanze delle Pubbliche Assistenze di Limite sull’Arno mette comodamente a sedere almeno 200 persone. Quando il presidente della Regione Emilia Romagna e candidato alla segreteria nazionale del Pd è arrivato, la platea che lo aspettava aveva un umore da feste di Natale, caldo e chiassoso. Stefano Bonaccini è entrato accompagnato dal collega di partito e di carica, il governatore della Toscana Eugenio Giani e ha trovato ad accoglierlo sindaci, assessori, segretari comunali del Pd di tutto l’Empolese Valdelsa, da Brenda Barnini ad Alessio Spinelli e al ’padrone di casa’ Alessandro Giunti, e poi il consigliere regionale Enrico Sostegni, il senatore Dario Parrini ma anche la segretaria regionale Dem Simona Bonafè con l’assessore regionale Leonardo Marras.

Seduto al centro del palco, con un mazzetto di post gialli scritti a mano per guidare un discorso a braccio di quasi un’ora, Bonaccini ha raccontato la sua idea e il suo piano per guidare un Pd che non può che essere all’insegna del cambiamento. A cominciare dal modo di vivere nel partito. "Non ne posso più di gruppi dirigenti nel Pd che si contrastano in continuazione – ha detto Bonaccini – Come non ne posso più delle correnti. Non temo la fine del Partito Democratico, ma temo diventi una forza politica irrilevante. Che se fa alleanze, le fa sempre da una posizione di inferiorità. Se dobbiamo essere la brutta copia del M5S non va bene, dobbiamo e possiamo essere solo un originale. Le persone cambiano voto rapidamente e noi dobbiamo fare una proposta che ci faccia percepire utili agli italiani". E a proposito di rivalità: "Ci metto la faccia per una corsa collettiva. Se sarò eletto, chiederò a Elly e Paola di darmi una mano e se vincono loro, mi metto a disposizione. Come ho sempre fatto". Parlando di alleanze, poi, Bonaccini non le manda a dire: "Se M5S e Terzo polo ci dessero una mano a fare opposizione al governo Meloni invece di fare di tutto per prendere i voti dei nostri elettori, faremmo meglio il nostro lavoro tutti quanti". Ma come lo vede, allora, questo nuovo Pd?

"Le persone vogliono sapere cosa pensiamo di loro, che ci occupiamo di loro, non stare fra noi a parlare delle nostre cose. Dobbiamo essere popolari, non populisti e questo significa tornare dove siamo stati poco, cioè dove la gente vive, lavora, studia, soffre. Vorrei una classe dirigente del Pd che sappia parlare con chi ha tre lauree e con chi non ha potuto studiare, perché il voto di queste due persone vale esattamente lo stesso". Infine, sempre sul rinnovamento, una stoccata al grande ex, Matteo Renzi. "Quando non sono stato d’accordo con le idee di altri nel partito, sono rimasto, non me ne sono andato sbattendo la porta. Abbiamo bisogno di rinnovare il gruppo dirigente, ma non mi piace la parola rottamazione, dobbiamo rinnovare con persone nuove e adatte al ruolo che viene loro richiesto, a prescindere dall’età".

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