FIRENZE
Dopo tre giorni e mezzo di agonia, l’investito, che aveva traumi gravissimi, è morto. E la posizione di Pierguido Sarzani, il 56enne di Signa che la sera del 7 dicembre scorso, nei pressi dell’Indicatore, ha travolto e trascinato per oltre un chilometro il corpo di El Alami El Baroudi, marocchino di 38 anni, si aggrava.
Giovedì, il gip Antonio Pezzuti ha convalidato il suo arresto e mantenuto la misura cautelare degli arresti domiciliari. Ma ieri mattina, dall’ospedale è arrivata una notizia tremenda: l’investito è morto.
E dall’imputazione del pm Christine Von Borries, sparisce la parola ‘tentato’ e resta soltanto quella di omicidio. E’ avvenuto per strada ma non è un reato “stradale” quello che, sulla base della ricostruzione dei carabinieri, viene contestato a Sarzani, che di lavoro fa proprio il conducente.
Lunedì sera, a bordo del suo van Mercedes, mentre viaggiava in direzione di Poggio a Caiano su via XIII Martiri, si è fermato a pochi centimetri dal marocchino e di un amico albanese che stavano attraversando sulle strisce di fronte all’hotel Indicatore, nel comune di Campi Bisenzio. I due pedoni gli avrebbero fatto il gesto scocciato di rallentare. Lui, mentre il marocchino aveva le mani appoggiate sul cofano del ‘Vito’, improvvisamente – e forse inspiegabilmente – avrebbe, secondo l’accusa, accelerato.
Versione confermata dal testimone, amico del marocchino. Diversa, invece, la versione di Sarzani e della compagna che era a bordo. Parlano di un tentativo di aggressione, di un avvicinamento minaccioso di quei due all’abitacolo. Da qui, la pestata all’acceleratore.
"Non mi sono reso conto di averlo investito", ha detto al giudice nell’interrogatorio, assistito dai sui avvocati, Monica Caioli e Sara Palandri. E il rumore del corpo? "Pensavo di avere un sacco sotto al cofano, messomi da quei due che volevano aggredirmi". Ma la ricostruzione di Sarzani non ha convinto il giudice.
"Non è credibile che Sarzani – scrive il gip Pezzuti nell’ordinanza con cui gli sono stati applicati gli arresti domicliari - che per sua stessa ammissione aveva El Baroudi avanti a sé, non solo non l’abbia volontariamente investito, ma addirittura non si sia reso neppure conto di averlo fatto. Non è credibile che l’indagato, pur percependo il rumore generato dal corpo trascinato per oltre un chilometro, abbia ritenuto che si trattasse di un sacco che gli aggressori gli avrebbero messo sotto la vettura per impedirne la fuga". Adesso, il magistrato disporrà l’autopsia, al quale l’indagato parteciperà con un proprio consulente. Ci sono dei video recuperati dai carabinieri che riprendono parte della marcia di Sarzani dall’Indicatore a casa. Dalla sua abitazione, ha effettivamente chiamato i carabinieri di Signa, titolari dell’incheista, che nel frattempo lo stavano rintracciando. Nel mezzo, una telefonata a un amico, che il 56enne dice di aver fatto per errore.
s.b.