"Non definiamolo sciame sismico". Il presidente dell’ordine dei Geologi della Toscana, Riccardo Martelli, ha effettuato ieri pomeriggio un sopralluogo nell’area dell’epicentro in via dei Cofferi. "Per come si è evoluto questo sisma – ha detto – si potrebbe pensare a un evento maggiore, seguito da eventi successivi. Chiaramente il quadro completo lo avremo solo col passare dei giorni".
Il Chianti è da sempre ritenuta zona sismica, ma quali sono gli eventi di riferimento? "Siamo un una zona caratterizzata da rischio sismico medio – ha detto Martelli – questo significa che non sono attesi sismi con magnitudo elevate. Il termine di riferimento è il terremoto del 1895 con 5.3 stimato. In questo caso abbiamo registrato magnitudo minori perché la scossa più forte è stata di 3.7. Questo farebbe pensare a terremoti per i quali non sono attesi danni importanti. E così sarebbe, a parte per l’edificio di culto che presenta alcune lesioni".
Ma come si libera l’energia dal sottosuolo? "La zona – ha detto ancora Martelli - è caratterizzata da una morfologia che favorisce la propagazione dei cosiddetti ‘fenomeni di amplificazione sismica. L’epicentro è dato intorno ai 10 chilometri sotto terra, il resto lo fa la geologia che intercorre tra l’epicentro e il piano di campagna, oltre alla conformazione del territorio. Quello che favorisce l’amplificazione è la differenza di velocità delle onde sismiche sottosuolo e superficie. Questo rappresenta il problema, così come rappresentano un problema in questo punto specifico la presenza di crinali limitati da scarpate e versanti acclivi".
Se è tutto piuttosto assodato nella comunità scientifica per quanto riguarda l’origine dei terremoti, la loro propagazione e gli effetti che provocano, resta praticamente impossibile prevedere quando questi eventi si possano verificare. "Lo studio del sottosuolo – ha concluso Riccardo Martelli – rimane però fondamentale per orientare la progettazione verso l’unica possibile soluzione del problema. Se la previsione non è pensabile, la prevenzione resta l’arma per difendersi dai terremoti. Per questo occorre costruire in modo consapevole con una progettazione adeguatamente sostenuta da modelli geologici e geotecnici adeguati". Una sfida che la comunità e le istituzioni devono fare propria, soprattutto in aree dove il rischio sismico è presente. Nel tempo molte tecniche costruttive antisismiche si sono rivelate non proprio efficaci a fronte di scosse ad alta magnitudo. Servono dei piani di manutenzione e adeguamento progressivo non solo e soltanto per gli edifici pubblici, ma anche per i privati.
R.F.
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