FRANCESCO
Cronaca

Terpolilli e le architetture mai nate

Carlo Terpolilli, inventore e titolare di Ipostudio, raccoglie in un catalogo le "Architetture mai nate" fra il 1983 e il 2023, testimoniando l'eredità culturale e creativa di Firenze. Progetti bellissimi e sfortunati, ma anche la consapevolezza che con la nostra azione arrechiamo ferite al territorio.

Francesco

Gurrieri

Carlo Terpolilli, inventore e titolare di Ipostudio ha reso noto il suo lavoro nel recente show-down in San Niccolò, raccogliendo in catalogo (ed. Forma) le “Architetture mai nate” fra il 1983 e il 2023. Quarant’anni di attività che testimoniano come a Firenze si sia raccolta l’eredità culturale e creativa di Spadolini, Gamberini, Savioli, Ricci, Detti; tacendo dei ruoli avuti da altri, quasi compagni di viaggio, come Natalini, Toraldo, Sacchi, giusto per ricordarne alcuni. Fra le realizzazioni di Terpolilli ricordiamo il Museo degli Innocenti, l’Internaat alloggio protetto a Lommel in Belgio, il Malta International Contemporary Art, l’ampliamento dell’Ospedale di Locarno, il nuovo Insediamento urbano a Outapi in Namibia e ora la Terza Torre del Centro Direzionale della Regione Toscana. Ma qui vogliamo dire, soprattutto, delle architetture ‘mai nate’ , progetti rimasti nei cassetti, nell’oscurità degli archivi, ma non per questo meno interessanti. "A rileggere il lavoro prodottoappare un percorso che disegna come dei tracciati... il progetto si muove attraverso quella intricata interazione tra idealizzazioni, sapere scientifico, filosofico, conoscenza tecnica, tecnologia e sensibilità artistica; il tutto , in un equilibrio che volta a volta va cercato, costruito e stabilizzato, senza che nessuno di questi elementi prevalga": questa la regola, l’epigrafe che sta sull’architrave ideale di Ipostudio. Così, in catalogo sono raccolti progetti bellissimi e sfortunati, come il Polo Scolastico di Salerno, il Waterfront di Messina, la Public Library di Daegu in Corea del Sud, il National Museum a Oslo, l’Aluartforum di Zagabria, la Biblioteca Reale di Copenaghen, il Guggenheim di Helsinki, il Padiglione Italiano per Expo 2010 di Shanghai ed altro ancora. Con infine, una confessione e un richiamo etico: "Dobbiamo avere la consapevolezza che con la nostra azione arrechiamo ferite al territorio, ma nello stesso tempo la speranza ci indica che la capacità trasformatricedel progetto di architettura può sanare quella frattura. Non sempre ciò accade".