Oltre ai danni gravissimi dell’alluvione, ladri senza scrupoli che arraffano tutto ciò che si può, senza pietà per quelle persone che già hanno perso troppo. C’è chi, dopo giorni d’acqua e fango, non potrà neanche utilizzare i radiatori per far uscire l’umidità dalla casa, perché glieli hanno rubati. È successo alla famiglia Ferrara che vive nel centro di San Piero a Ponti: "Ieri (domenica, ndr) avevamo smontato e pulito i termosifoni, poi li abbiamo messi ad asciugare fuori – dicono Nunzia, Franco e loro figlio indicando il vicolo antistante dove il vicinato sta sistemando gli arredi al sole –. Stamani non li abbiamo ritrovati, ce li hanno rubati".
C’erano poi gli sciacalli delle auto: "La notte era buio, senza luce, ma abbiamo intravisto dalla finestra ciacciare dentro le macchine aperte ad asciugare, abbiamo urlato e si sono allontanati". "Cose come questa fanno pensare che il vero fango, quello che non si pulisce, è dentro le persone, non fuori – constata amareggiata la famiglia – E abbiamo visto altre scene brutte: per esempio, c’è chi ne ha approfittato per venire da fuori città a scaricare gli ingombranti. E poi tanta strafottenza: qui l’acqua era a mezzo metro, abbiamo asciugato quando è arrivata sotto il livello del marciapiede. Ma alcune auto sollevavano un’onda di fango che rientrava e rendendo vano il lavoro. A uno gli abbiamo detto di rallentare e lui ha risposto ‘sono un volontario, vado d’urgenza’, accelerando anche di più".
E c’è anche chi se ne approfitta per far scorta: "Abbiamo constatato sia solidarietà che cattiveria: vicini e amici fantastici che si sono prodigati; ma anche persone che sappiamo non allagate, che andavano a prendere provviste dai volontari a discapito di chi era ai piani terra nel fango; famiglie di quattro persone che prendevano quattro volte i pasti mandando ogni volta un membro diverso. E poi ridacchiavano con malignità". La prefettura ha disposto squadre antisciacalli con polizia, carabinieri e guardia di finanza che pattugliano le zone. Ieri l’Arma ha specificato che le prime segnalazioni comparse tra sabato e domenica sui social non hanno trovato riscontro.
Carlo Casini