Lo scandalo tangenti che ha decapitato l’ex struttura apicale di Anas Toscana all’esame della Corte dei Conti, per danno erariale. La procura ha chiesto ante causam, senza contraddittorio, e ottenuto (28 aprile) dal giudice Angelo Bax il sequestro conservativo – in favore di Anas – di beni immobili per 4.446.780,67 milioni a carico di Antonio Mazzeo, capo del Compartimento Anas di Firenze condannato per corruzione a 5 anni e 6 mesi e degli ex colleghi Roberto Troccoli, capo del servizio amministrativo e Nicola Cenci, direttore operativo e capo Area Compartimento. I tre, sotto processo contabile, devono concorrere Mazzeo per 1.980.000 euro (poco meno del 50%) Troccoli 1.446.780, Cenci 1 milione.
Mercoledì il ’botta e risposta’ accusa-difesa: la giudice Khelena Nikifarava che deve decidere su conferma o revoca del sequestro, si è riservata. Gli ex vertici Anas avrebbero percepito il 3% delle commesse affidate a ditte private "per aver posto la propria funzione a servizio di un sodalizio di imprenditori in cambio di soldi o altre utilità per condizionare a loro favore le gare d’appalto. Cenci e Troccoli avevano patteggiato la pena (9 ottobre 2018): 1 anno e 4 mesi (e confisca di 10mila euro) il primo, 1 anno, 9 mesi e 10 giorni (e confisca di 78mila) l’altro. Come loro avevano patteggiato alcuni imprenditori, soci, società. Il difensore di Mazzeo, avvocato Gaetano Viciconte muovendo dal convincimento che il dirigente non si sia fatto corrompere ("Non basta accettare inviti a pranzi o cene"), ha contestato i motivi del sequestro. "Il danno merita di essere limitato: per alcuni episodi Mazzeo (a differenza di Cenci e Troccoli) è stato assolto; per altri condannato, non in via definitiva e per accuse infondate. E sulla quantificazione del danno: "La procura parla di incremento da stress per l’arresto in ufficio dei 3; spese per trasferimenti, traslochi di altri dirigenti e alloggi (493.307,05); di un danno all’immagine Anas calcolato al doppio (2.496.453,76) rispetto a quello dalle tangenti, prese o promesse (1.248.226, 88). Peraltro il danno da tangente rappresenta il maggior costo che l’amministrazione sostiene a causa della traslazione su di esse dall’onere illecito sostenuto dal privato per compensare Il pubblico funzionario. Si presume allora, per commisurare il danno che gli oneri occulti gravanti sull’ente siano pari almeno alle somme versate al funzionario infedele".
giovanni spano