
Stefano
Grifoni
Umberto era quel pomeriggio posseduto da una grande spossatezza fisica che gli impediva di muoversi. Disteso su una poltrona si accorse che riusciva a malapena a sollevare gli arti. Da qualche tempo era indifferente a tutte le cose che gli accadevano intorno. La perdita del lavoro, degli amici, della ragazza non lo avevano turbato. Tutto lo lasciava indifferente come se niente lo riguardasse. Non era nemmeno interessato a stabilire rapporti sociali con altre persone. Aveva incontrato tante belle ragazze ma non sentiva più di essere attratto da loro e nemmeno dal gioco delle carte che a lui piaceva particolarmente. Con lo sguardo nel vuoto e nel completo disinteresse per sè stesso senti una voce lontana che gli diceva: "Sono la tua mancanza di motivazione e di energia, la tua voglia di stare da solo e di isolarti. Sono la malattia di cui soffri, sono l’apatia, l’indifferenza per il mondo che ti circonda. Umberto, devi consultare un medico".
"A me non interessa, non voglio saperne del medico, nè di fare esami o altro", rispose Umberto. "Invece devi capire se il tuo è solo un periodo pessimistico o sei vittima della angoscia esistenziale", continuò la malattia. "Angoscia? Esistenziale? Ma chi sei per giudicare e dire queste cose? La mia esistenza? Che ne sai della mia vita?" "La tua mente - aggiunse la malattia - è invasa da pensieri che non ti aiutano a guarire. Le esperienze positive le hai soppresse e per far riaccendere il desiderio che tutto vada bene devi muovere la tua anima in senso positivo".
Umberto si stava stranamente innervosendo: "Sentila la professoressa, vede anche in fondo all’anima della gente, ma chi ti credi di essere?" "Ti è successo tutto questo spiegò la malattia -perché alla fine di tante esperienze hai gettato via dal tuo essere la prudenza e ti sei convinto di poter decidere del proprio destino, pronto ad imboccare nuove strade, le più spericolate e intraprendenti ma senza sapere dove andare…Sei diventato incapace di mantenere nelle tue azioni la morale ed ecco il risultato..."
Umberto rimase di stucco: "Come fai a sapere queste cose di me? Chi te le ha dette?", chiese Umberto. "Tu stesso, le tue parole. Ma ora basta, non ci pensare più, metti in spalla la tua apatia e buttala in mezzo alla strada, mentre cambi il tuo pensiero anche quando le cose non andranno gran che bene le opportunità si presenteranno e tu non le dovrai perdere", consigliò la malattia. "Tu parli di apatia mentre io pensavo di essere depresso".
"Le due condizioni si assomigliano ma sono diverse. Entrambe possono provocare disinteresse per la vita e mancanza di motivazioni, solo la depressione comporta la disperazione e i sensi di colpa che tu non hai", rispose la malattia. "Ma come fai a dire che sono apatico?" "Umberto, lo dico perché non hai motivazioni, anzi mostri disinteresse verso le novità e la conoscenza di nuove persone. In tale senso so che vivi male e soffri molto e la tua qualità di vita è piuttosto pregiudicata". "Hai ragione - ammise Umberto -,devo trovare le motivazioni per uscirne". "Intanto ricomincia a riprendere i rapporti con tua famiglia che ti può aiutare molto e a trascorrere un po di tempo con gli amici di sempre, riprendi a giocare a tennis e incentiva la tua attività fisica - disse la malattia -. Soprattutto smetti di bere alcol". "In effetti in questi ultimi mesi stando in casa e isolandomi ne ho approfittato …mi sembrava di stare meglio bevendo e la sera andando a letto riuscivo a dormire. Poi ho deciso di smettere all’improvviso e le cose sono andate ancora peggio da punto di vista psicologico - confessò Umberto -. Ora che -ci fai pensare, credo che la apatia sia una cosa grave, perché vuol dire non partecipare alla vita". La malattia sorrise e gli disse: "Molte persone guardano senza vedere, sentono senza ascoltare, toccano senza sentire e parlano senza pensare. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni di interessarsi alle cose come hai fatto tu. E quindi come vedi non sei l’unico. Talvolta basta solo un lampo di allegria per risvegliare la voglia di vivere non solo del corpo ma soprattutto dell’anima".