PAOLA FICHERA
Cronaca

Sul voto l’incubo degli elettori esteri Ora servono oltre mille scrutatori

A Firenze una fetta d’Europa: 800mila residenti. Più che raddoppiato il numero di persone da arruolare. L’assessore Titta Meucci: "Un esercito impossibile da trovare". Nardella scrive al ministro Lamorgese

di Paola Fichera

Dal 26 agosto partirà ufficialmente la campagna elettorale e per un mese partiti e candidati inonderanno le strade di manifesti elettorali, ma per Palazzo Vecchio l’organizzazione del nuovo appuntamento con le urne si è già trasformato in una specie di incubo. E la motivazione è semplice e insieme terrificante per gli addetti ai lavori. Da queste elezioni si applicherà infatti la nuova norma sullo scrutinio ’decentrato’ dei voti provenienti dall’estero, che non sarà più concentrato a Roma come era accaduto finora. Come previsto dal decreto del 4 maggio n.41, i voti dell’Europa – la ripartizione con il maggior numero di elettori – saranno scrutinati a Milano, Firenze e Bologna; quelli del Sud America rimarranno a Roma; mentre quelli di Nord America e Africa-Asia-Oceania-Antartide saranno inviati a Napoli. Lo scrutinio inizierà lunedì 26 settembre, contemporaneamente con quello dei voti nazionali. Al termine delle operazioni, gli uffici decentrati invieranno i verbali dei seggi all’ufficio centrale (quello di Roma) che procederà all’assegnazione dei seggi.

Tradotto vuol dire che a Firenze sono stati assegnati ben 833mila voti da scrutinare, più di tre volte gli elettori normalmente gestiti in riva d’Arno.

Per l’assessore all’anagrafe (e quindi anche all’ufficio elettorale) Titta Meucci è una specie di incubo dal quale non sa come svegliarsi.

"Vuol dire – spiega con inusuale foga – che Milano, Napoli, Firenze e Bologna devono sobbarcarsi il voto all’estero. Ognuna di queste città, molto differenti anche nel numero di abitanti, deve gestire una consistente quota. A Firenze ne sono stati assegnati più di 800mila. Una cifra enorme. E poco importa che tradizionalmente ne andrà a votare solo un terzo. Noi dobbiamo comunque allestire per ogni seggio lo stesso apparato: con quattro scrutatori e il presidente. Con tutte le garanzie di un qualsiasi altro seggio elettorale".

Gli elettori voteranno nei Paesi dove si trovano e poi invieranno la loro risposta ad ambasciate e consolati. A Firenze arriveranno quindi schede chiuse che dovranno essere gestite con lo stesso iter riservato a quelle di chi vota in presenza.

"Noi – si dispera Meucci – abbiamo circa 200mila elettori e già con questi numeri abbiamo difficoltà ad allestire i seggi elettorali perché ormai non si trovano nè i presidenti, nè gli scrutatori. Nessuno vuol più fare questo lavoro. E a poco serve la possibilità di accedere anche agli albi dei comuni della cintura metropolitana. Per il referendum ho dovuto sostituire più di 150 presidenti all’ultimo momento precettando i dipendenti comunali. Per gli scrutatori va anche peggio ne ho sostituiti in poche ore 700 su 1500". Ma Meucci lamenta anche grandi difficoltà per la gestione dell’ufficio elettorale: ci lavorano 12 persone e la mole da smaltire è immensa. Per loro sono già saltate le ferie, e pazienza per la crociera già fissata. "Come si fa – insiste – a trovare 300 presidenti in più oltre ai nostri normali 378 e ben 1200 scrutatori aggiuntivi. Sono un esercito! E oltretutto nel mese di agosto".

In questi giorni si intrecciano le telefonate per cercare di risolvere il problema dopo l’allarme lanciato da Meucci. "Oggi – spiega l’assessore – il sindaco di Firenze, Nardella e quello di Bologna, Lepore invieranno una lettera alla Ministra Lamorgese e ho già parlato anche con il prefetto Valenti che è molto preoccupato e anche lui si è già rivolto al ministro degli Interni. Precettare 150 persone, così come è accaduto ai dipendenti comunali per il referendum che si è tenuto a giugno è stato complicato, ma dove trovo 1500 persone in agosto?".

Già, i numeri. Sono proprio questi a risultare incomprensibili. Perché Milano conta 1 milione e 371mila abitanti, mentre Firenze non arriva a 450mila, ma la quota di voti esteri da scrutinare è la stessa. "Vorrei ricordare – insiste Meucci – che l’organizzazione elettorale non ammette il minimo errore. A invalidare il risultato in un collegio basta un solo voto conteggiato male".

Intanto vanno avanti i contatti per affittare gli spazi della Fortezza per insediare i 300 seggi in più. Con la speranza che non servano davvero tutti.