Strage nazista di Pratale: "Così la mia sorellina di venti mesi fu fucilata"

Nel Chianti oltre 70 persone hanno preso parte alla lettura collettiva “Il sangue e l’erba” di Massimo Salvianti, in occasione del 76esimo anniversario della Liberazione

Il reading collettivo Il sangue e l'erba

Il reading collettivo Il sangue e l'erba

Barberino Tavarnelle (Firenze), 27 luglio 2020 - “Per molti anni in quella radura, a Pratale, che si bagnò con il sangue di mio padre e di altri undici uomini, l’erba crebbe più alta”, sussurra Mirella Lotti con gli occhi lucidi mentre torna indietro con la memoria e rievoca la grande povertà che, al fianco della madre, dovette affrontare negli anni che seguirono la Strage di Pratale, consumata nella notte tra il 23 e il 24 luglio del ’44, poche ore dopo la Liberazione di Tavarnelle e Barberino dall’occupazione nazifascista.

Un’altra voce dei tragici fatti del ‘44. “A 16 anni mi sentivo ed ero un uomo, mi salvai fisicamente ma non dall’orrore che mi trovai di fronte, con la casa che bruciava e i miei 18 familiari ammassati nel fienile senza vita”. Sono le parole di Ferruccio Laffi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto, nel bolognese (29 settembre - 5 ottobre 1944, 770 vittime). Per lui è impossibile fermare le lacrime al ricordo di un dolore che ha lasciato segni indelebili, dei quali a più di 90 anni non riesce a liberarsi. Altra ferita, altro ricordo di guerra. “Le pallottole che bucarono mia sorella, ancora in fasce, uccisa a soli 20 mesi, la pistola che ferì a morte mia madre ed altre due mie sorelle. La paura, il terrore mentre il fuoco bruciava e gruppi di persone venivano mitragliati dopo essere stati messi al muro. Non so come abbia fatto a vivere con questo peso nel cuore, mutilata per sempre nella fiducia e nella speranza verso la vita”. Adele Pardini aveva 4 anni quando l’efferato eccidio di Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944, 560 vittime) le spazzò via gran parte della famiglia e le immagini che ha ricostruito insieme ai ricordi delle sorelle sopravvissute le permettono di rievocare quei tragici momenti. Anche Enzo Panzieri, sfuggito alla retata nazista, ha scelto di testimoniare e raccontare l’Eccidio di San Pancrazio di Bucine, nell’aretino, e come la comunità reagì a quel drammatico avvenimento che causò l’uccisione di 244 civili il 29 giugno 1944. Le voci dei testimoni, dei familiari e dei sopravvissuti delle stragi di Pratale e delle stragi che insanguinarono la Toscana e l’Emilia Romagna nel 1944, per le quali persero la vita migliaia di civili, donne, uomini, bambini, anziani, hanno accompagnato il reading collettivo su testo e coordinamento di Massimo Salvianti “Il sangue e l’erba” che quest’anno, in applicazione delle misure anti Covid, si è tenuto nel prato della Pieve di San Pietro in Bossolo. L’occasione è legata ad un anniversario speciale che annovera 76 anni dalla Liberazione del Chianti dalle truppe tedesche. “Oltre 70 persone hanno partecipato e lo hanno fatto con compostezza ed emozione – sottolinea Massimo Salvianti –. Hanno letto e partecipato personalmente al ricordo di qualcosa che hanno vissuto solo indirettamente, molti i ragazzi e i giovani che hanno preso parte al reading il cui obiettivo è quello di costruire una memoria vivente intorno ai fatti di Pratale e più in generale alle stragi del ’44”. “Il lavoro di ricerca, studio e riscrittura teatrale che da molti anni focalizzo sui temi della memoria – continua Salvianti - mi ha portato a raccontare e far luce, attraverso il contributo prezioso dei testimoni che ancora una volta ringrazio, sulle vicende dell’eccidio di Pratale. Quest'anno abbiamo la partecipazione ai rappresentanti dei comitati delle altre stragi del ’44 per condividere la necessità di non dimenticare. La memoria è uno strumento fondamentale per affermare l’uguaglianza dei diritti umani”. Tra i lettori anche il sindaco David Baroncelli. “Sono passati 76 anni - ha detto - ma per i sopravvissuti è impossibile dimenticare e noi abbiamo il compito a tenere vivo il ricordo coinvolgendo e trasferendo quello che rappresenta un patrimonio collettivo di valori antifascisti a persone di tutte le età perché si facciano portatori di cultura di pace, tolleranza e concordia tra i popoli”.  

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