Stragi, le verità da scoprire I magistrati di Firenze "prenotano" l’interrogatorio

Sarà la Direzionale Nazionale Antimafia a coordinare il lavoro delle procure . Il boss di Cosa Nostra è in carcere all’Aquila, come altri condannati per le bombe del 1993

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FIRENZE

I dettagli degli attentati mafiosi da compiere “in continente“ vennero pianificati in una riunione in una villa di Santa Flavia, fuori Palermo. Era la metà di maggio del 1993 e al tavolo c’era il gotha di Cosa Nostra. C’erano Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano, detto “madre natura“. C’erano Cosimo Lo Nigro e Francesco Giuliano, i due che, secondo le sentenze, parcheggiarono il Fiorino bomba in via dei Georgofili. C’erano Giuseppe Barranca, altro membro del commando stragista, e Francesco Tagliavia, boss di Corso dei Mille che finirà a processo soltanto quando Gaspare Spatuzza, altro presente a quella riunione, si pentirà e completerà il mosaico dell’attentato del 27 maggio del 1993.

A distanza di tanti anni, però, ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. C’è un fascicolo aperto a Firenze e riguarda i mandanti della stagione stragista. Per questo, la cattura di Messina Denaro può diventare fondamentale, nell’acquisizione di nuove informazioni sull’attacco portato al cuore dell’Italia e dello Stato:

Parlerà, il super latitante? I magistrati di Firenze, Luca Tescaroli e Luca Turco, sono in prima fila per l’interrogatorio. Sarà la Direzione Nazionale Antimafia a coordinare il ’traffico’ tra procure, tra le tante interessate a porre domande al boss finito in carcere dopo trent’anni da inafferrabile. Messina Denaro, l’ultimo dei condannati da acciuffare, è stato condotto nel carcere dell’Aquila (dove ’soggiornano’ altri responsabili delle stragi, come Lo Nigro) ma, secondo quanto si apprende da fonti investigative, è risultato positivo al covid. Questo sta rallentando l’iter degli interrogatori, ma non sarà un ostacolo. E Firenze, dopo aver intavolato colloqui con Graviano, ha molto da chiedergli.

ste.bro.

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